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Conosciuta per le sue composizioni colorate e su larga scala, Kerstin Brätsch utilizza colori a olio e una serie di altri materiali per esplorare la natura della pittura nell'era digitale. Dai suoi dipinti d'autore - molti dei quali assomigliano a geodi o superfici marmorizzate - alle sue installazioni e performance, il lavoro di Brätsch esplora la collaborazione, la circolazione delle immagini e il ruolo del caso nella creazione di immagini.Nata ad Amburgo, Brätsch ha fondato DAS INSTITUT, la sua prima importante collaborazione artistica, con la collega Adele Röder nel 2007. DAS INSTITUT utilizza come modello la tradizionale agenzia di import/export: Röder crea progetti generati al computer, che Brätsch riceve, muta e riorganizza, e dipinge, sviluppando un linguaggio ibrido collaborativo. Il progetto fa luce su come le immagini vengono prodotte e diffuse nel mondo digitale, ma esprime anche la natura intuitiva e non lineare delle relazioni umane. Alla domanda sul progetto, Brätsch lo ha definito "una bella amicizia." Brätsch ha anche lavorato con artisti, artigiani, sensitivi e sciamani, spesso trasformando i suoi dipinti in opere di vetro o marmorizzate, ad esempio, mentre sperimenta la collocazione di vari materiali e forme d'arte in nuovi contesti. Per la sua commissione del MoMA 2019 ha collaborato con i pittori decorativi italiani Valter Cipriani e Carolina d'Ayala Valva per creare una serie di 35 rilievi murali utilizzando la tecnica italiana del XVII secolo stucco marmo; ha anche collaborato con il maestro del vetro di Zurigo Urs Rickenbach per produrre una serie di opere che traducono le pennellate in oggetti di vetro colorato.