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Sanna Kannisto

Un sistema di canzoni

Mostra personale a cura di Chiara Bardelli Nonino

 

Ci sono sorprendenti parallelismi tra il canto degli uccelli e l'apprendimento delle lingue nei neonati. A differenza della maggior parte dei mammiferi superiori e degli altri primati, negli esseri umani, nei colibrì e in alcuni cetacei e pipistrelli, la capacità di comunicazione vocale non è innata ma appresa, attraverso una complessa rete di esperienze che possono essere riassunte nella capacità di ascoltare la propria voce e di interagire e imitare altre voci. 

 

Nel 1976 è stata scoperta una serie di strutture cerebrali in uccelli canori che governa proprio questo: si chiama sistema canoro. 

 

Questo inaspettato fattore comune tra esseri di specie diverse è al centro del lavoro di Sanna Kannisto: che si tratti dei passanti di Local Vernacular, dei pipistrelli di Fieldwork o dei colibrì di Act of Flying, le immagini di Sanna presentate a Metronom tracciano insoliti paralleli tra mondi apparentemente molto lontani. Come in un globo celeste, la mostra si propone di delineare costellazioni da utilizzare come mappe per orientarsi nell'universo di questo fotografo finlandese, dove convivono l'immensa biodiversità della foresta tropicale e il minimalismo del paesaggio scandinavo, con il rigore delle procedure scientifiche e l'assoluta libertà dell'arte, la fissità dell'immagine fotografica e la tensione degli animali immortalati in tutta la loro vitalità.


Come in tutte le fotografie veramente interessanti, ciò che rimane al di fuori della cornice nelle immagini di Sanna è significativo quanto ciò che contiene. All'esterno, qui, ci sono i biologi con la loro ossessione per le misurazioni, lo studio da campo portatile che Sanna riesce ad allestire praticamente ovunque e che le permette di fotografare solo animali vivi. E poi tutti gli artifici dell'arte, quella magia per cui una cosa fotografata deve in qualche modo realmente essere trovata in un certo luogo e in un dato istante, ma può poi essere modificata all'infinito.


Come le macchie di inchiostro di Rorschach, le immagini di Sanna Kannisto sono volutamente ambigue, inquietanti. Nonostante l'estrema complessità dei loro possibili livelli di interpretazione, le immagini di Sanna riescono a definirci non per ciò che ci contraddistingue ma per ciò che abbiamo in comune: il nostro sistema di canzoni.

 

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