Dal 05/02/2022 al 12/03/2022
mostra personale
Marco Cadioli
Ritorno al Metaverso
05.02 | 12.03.2022 a
cura di Stefano Monti
La nuova terra promessa
Il nuovo progetto espositivo di Marco Cadioli “Ritorno al Metaverso”, inaugura il terzo anno di mostre presso SMDOT/Arte Contemporanea nella città di Udine. Questa volta, sia io che Marco abbiamo deciso di affrontare e descrivere qualcosa che è “proprio sotto il nostro naso”, determinati a non “inciamparci sopra”. Abbiamo a che fare con l'arte contemporanea per molti anni, e non c'è bisogno di dire che ci rendiamo conto che l'arte contemporanea si trova in una posizione di grande svantaggio rispetto a qualsiasi altro tipo di arte, che si tratti di scrittura, musica, arte visiva, teatro o cinema.Può certamente essere rischioso essere troppo vicini, attratti dal potere del "prossimo grande affare", spinti dalla paura di essere tagliati fuori da ciò che sta per diventare enorme, rilevante o redditizio. Tuttavia, supportati dalla nostra curiosità e voglia di ri-incanto, ci siamo fermati sulle spalle del fantasma di Charles Baudelaire e della sua opera “Il Pittore della Vita Moderna”, dove l'artista è “un uomo che comprende il mondo e le ragioni misteriose e legittime di tutti i suoi costumi”. Decidemmo di metterci a disagio ed entrare nel metaverso. Si tratta di un percorso iniziato qualche anno fa e divenuto ormai una questione di grande interesse e attenzione.
La mostra è il pretesto per affrontare nuove parole, concetti e figure, sfruttando la sensibilità di Marco Cadioli, la sua attenzione e le capacità analitiche che ha sempre avuto per tutto ciò che accade al di là dei nostri schermi, e in particolare per il modo in cui questi si materializzano nelle nostre routine quotidiane.Lo spazio della galleria diventa un'oasi di senso, una soglia di riflessione, ma anche un luogo da abitare, da cui partire e ritornare, un luogo nel presente, tra passato e futuro, lasciando punti di ancoraggio e alla ricerca di una verità complessa che si muove sempre tra luce e buio.
Metaverse, web 2,0 e web 3,0, realtà virtuale, realtà aumentata, blockchain, Nft, crypto-art, cryptocurrencies: questi sono solo alcuni dei nuovi elementi che stanno alla base del progetto concettuale su cui si basa questa mostra, e di cui si occuperanno gli spettatori e le opere. Per coloro che non hanno la minima idea di cosa stiamo parlando, vi invitiamo caldamente a cogliere l'occasione offerta da questo evento per conoscere queste cose, perché questo è il futuro, o meglio il presente, che dobbiamo affrontare. Finanza, società, politica, arte e abitudini quotidiane sono in continua evoluzione. I progressi delle nuove applicazioni tecnologiche e l'attuale crisi economica sono due fattori che stanno avendo un impatto significativo su un ambiente ecologico molto fragile.La parola Metaverse è un termine coniato da Neal Stephenson. È apparso per la prima volta nel suo romanzo di fantascienza cyberpunk del 1992 "Snow Crash", dove c'era una sorta di realtà virtuale condivisa basata su Internet, e le persone erano rappresentate in 3D da un avatar. Possiamo dire che questo romanzo ha anticipato di qualche anno la nascita del primo mondo virtuale, in quanto la piattaforma informatica ‘Second Life’ è stata lanciata solo nel 2003. Nello stesso periodo abbiamo assistito all'evoluzione del web 1.0 verso il web 2.0, termine coniato tra il 2004 e il 2005.Dall'interconnettività basata sulle reti di comunicazione, siamo passati allo scambio e alla produzione di informazioni e contenuti tra gli utenti. Interazione, condivisione e partecipazione sono stati gli elementi fondamentali del web 2.0.Ora siamo arrivati al web 3.0, che è difficile da descrivere perché il suo processo è ancora in fase di definizione. La trasformazione del web in un enorme database, un maggiore sfruttamento dell'intelligenza artificiale, l'evoluzione verso un web semantico, la creazione di un web potenziato - capace di influenzare la realtà come non aveva mai fatto prima - e la costruzione di ambienti 3D sembrano essere i suoi elementi caratterizzanti. Il Metaverse è un prodotto del web 3.0. Possiamo dire lo stesso di blockchain, un record digitale estremamente sicuro, che ha permesso la creazione di criptovalute e il famoso Nft (token non fungibili), un certificato di unicità e proprietà di un file digitale.
“Ritorno al Metaverso” è l'inizio di una riflessione, di una pratica che esplora questi temi."Enter the Metaverse (the whirlpool and the promise)" è un'installazione site-specific creata per lo spazio espositivo. Si compone di due video con audio, due stampe digitali montate su D-bond e una serie di stampe sagomate su carta adesiva poste direttamente sulla parete. Figurazione e concetto si intersecano attraverso lo sguardo dello spettatore, attratto da un “vortice” e da una “promessa”. Quello che stiamo vedendo è la figurazione di una tecnologia che ci ama, che non ci fa sentire freddi e affamati, ma ci allontana da una realtà che non ci piace. I corpi digitali (avatar) sono attratti da una terra promessa, dove tutto è decentralizzato e finanziato. Una tecnologia che diventa possibilità di fuga dalla complessità, e dal corpo fisico, che produce attrito quotidiano, dolore, sofferenza, orrore e paura - ma anche fascino, gioia, meraviglia e incanto. La promessa è di un mondo nuovo, ma un mondo nuovo che - almeno per ora - sta perdendo 2-5: in esso la vista e l'udito sono certamente stimolati (anche se probabilmente solo parzialmente) ma gli altri sensi sono quasi totalmente abbandonati.Parte di questo esercizio artistico è la creazione di una collezione Nft, chiamata Marco Manray (Marco Cadioli), "Entrare nel Metaverso, entrare nel mercato delle criptovalute, essere risucchiati in un vortice". Questo è accessibile solo online utilizzando un codice QR. L'obiettivo è quello di acquisire conoscenza e consapevolezza degli strumenti e di come questi influenzano i nostri modi di vivere e di pensare. Il confronto con le altre opere esposte crea un ambiente scomodo, vitale e carico di tensione. Qualcosa tra la caduta/attrazione senza attrito e la possibilità di mantenere il controllo, una distanza, necessaria per la consapevolezza di abitare un corpo.“Me Flying over the birth of a virtual world”, “Der Neue Wanderer” e “Rousseau Reloaded series”, sono stampe digitali di opere realizzate tra il 2006 e il 2008 frequentando ed esplorando Second Life. Queste opere mostrano un atteggiamento, un sentimento verso questo nuovo mondo che è completamente diverso da quello attuale. Lo sguardo in "Me Flying over the birth of a virtual world" è una visione a volo d'uccello: la tecnologia sostiene uno dei più grandi sogni per l'umanità, quello del volo. L'occhio è distante, guarda verso uno spazio vuoto, da scoprire e costruire. Lo stesso vale per: "Der Neue Wanderer", dove è facile individuare un riferimento al dipinto "The Wanderer Above the Sea of Fog" del pittore del XIX secolo Caspar David Friedrich. Questo nuovo vagabondo appare nel Metaverso, mantenendo lo sgomento e il piacere di trovarsi di fronte a qualcosa di grande e sconosciuto. Nella serie "Rousseau Reloaded" in tre pezzi, che si appropria dei colori e dei paesaggi del pittore francese,Marco mostra ancora una volta questo nuovo mondo come una terra incontaminata di origini. Questo si riferisce alla pittura del XIX secolo, che allo stesso tempo documenta un servizio fotografico con un modello per una rivista di moda.Nel lavoro di Marco non c'è paura o rifiuto del Metaverso e del web 3.0 - sarebbe come avere paura del diavolo o delle streghe - tanto meno ci sono critiche per amore della critica. Piuttosto questo invito al mondo dell'arte si manifesta in modo da mettere in discussione i valori tecno-culturali che possono essere creati ed espressi appropriandosi e utilizzando questi strumenti.Grazie alle pratiche artistiche possiamo visitare il futuro e tornare indietro da esso, possiamo documentarlo e osservarlo, possiamo provare a modificare il presente per costruire un presente e un futuro migliori, e in fondo alla nostra mente ricordiamo le parole dello scultore americano Walter De Maria: "sia l'arte che la vita sono una questione di vita e di morte".
Stefano Monti