Blackout è una mostra d'arte contemporanea digitale collettiva a cui partecipano gli artisti di PZero Digit, ma non solo.
La location scelta è la suggestiva e storica Abbazia Benedettina di Rodengo Saiano, luogo intrinseco di cultura, dove l'antico viene messo in dialogo con il contemporaneo.
L'evento intende presentare una nuova forma d'arte che sempre più sta emergendo qual è la pittura digitale. Un mezzo d'espressione attuale che si avvale di software multimediali e di tecniche grafiche che spesso simulano il tratto del pennello tradizionale o di altri strumenti di disegno, portando un vero e proprio cambiamento sociale nella lettura visiva delle opere.
Attraverso il consapevole utilizzo del mezzo informatico, gli artisti di PZero Digit ci restituiscono opere innovative, pregnanti di colori ad alta definizione, grazie anche alla stampa di ultimissima generazione.
Le forme, per lo più astratte, catturano lo sguardo del visitatore, che incuriosito ne trae una lettura propria di significato, in linea talvolta con il proprio vissuto esperienziale.
Nella prima sala vengono esposti al pubblico gli elaborati realizzati dai ragazzi della Scuola Secondaria di I grado dell'Istituto Comprensivo di Rodengo Saiano, durante il corso “Digi paint”, tenutosi lo scorso anno scolastico dall'insegnante Stefano Riboli, un artista facente parte del gruppo PZero Digit. Tale corso è stato possibile grazie al generoso contributo del Comune di Rodengo Saiano. In contemporanea presso la Biblioteca Comunale di Rodengo Saiano, dal 13 settembre (data di presentazione al pubblico) vengono proiettati in loop i medesimi lavori, al fine di poterli restituire alla comunità in luoghi di cultura diversi. La proiezione è in forma continua per tutta la durata della mostra in Abbazia. Nella terza sala, in un ambiente immersivo, sono esposte le opere digitali dinamiche realizzate dagli artisti Marina Cavadini e Manuel Gardina, grazie alla collaborazione con il gallerista Riccardo Angossini della The Address Gallery. Qui l'ambiente buio risulta particolarmente evocativo nel titolo della mostra, infatti Blackout è traducibile in italiano con il termine oscuramento. Viene spiegato come l'istruzione della fornitura di energia elettrica in una determinata area geografica e i conseguenti problemi e danni a causa della mancata disponibilità dei servizi elettrici. In una società invasa dal digitale, dove grazie a quest'ultimo tutto risulta immediato e facilmente fruibile, la mostra fa riflettere sulle potenzialità e i limiti di questo mezzo e come oramai ognuno di noi senza la tecnologia può sentirsi estraniato, proprio come avviene durante un blackout. La mostra promuove la valorizzazione del territorio e lo scambio culturale tra generazioni diverse.