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La radice del lavoro di Guedes si colloca nel movimento Madí, di origine argentina e di scarse ripercussioni in Spagna, che attribuisce grande importanza alle tensioni che si instaurano all'interno delle opere, anche con i luoghi in cui si trovano, per esaltarne gli assi geometrici e privilegiare l'autoreferenzialità. Prova della vitalità di questo movimento, che risale alla pubblicazione della rivista Arturo nel 1944, diretta dall'uruguaiano Carmelo Arden Quin a Buenos Aires, è la mostra che è ora in mostra alla galleria Manolo Eirín dal 1 ° giugno del corrente.
In questa mostra vediamo l'appuntamento artistico salire ai livelli richiesti da quell' autoreferenzialità richiesta dal Madí e per la quale potremmo trovare precedenti precedenti precedenti a Guedes nelle opere di Jack Whigen Lambda I, Lambda II e Lambda III, così come Kappa I, tutti dal 1976 e appartenenti alla serie The Greek Alphabet PainGngs (1975-1978), in chiara nomina, a un Mark Rothko che si spoglia dei suoi colori per lasciarlo rigorosamente in bianco e nero. Occhiolini che troviamo anche in Étant donnés: 1° la chute d'eau 2° le gaz d'éclairage... (1946-1966) di Marcel Duchamp, che sarebbe impossibile senza il Piccolo Teatro di Salvador Dalí (1934). O nello stretto rapporto tra la carnalità della Scuola di Londra e il Ritratto di Innocenzo X (1650) di Velázquez, a cui Francis Bacon non ha mai smesso di tornare, e di cui abbiamo il caso del quasi coruño Tim Behrens, protagonista dell'acclamato Red Haired Man on a Chair (1962) di Lucian Freud o del meno noto Ritratto di Timothy Behrens (1962) di Michael Andrews. Anche se in La Coruña viene sempre utilizzato l'esempio di Picasso e delle sue Meninas, sempre intorno a Velázquez.Guedes aggiunge un elemento completamente nuovo a questa successione di citazioni in un contesto geometrico, così come il ricorso alla tradizione che inizia con il trompel'oeil e ci cloys nei peggiori momenti del surrealismo. Ebbene, egli prende come riferimenti le sue opere preferite di astrazione geometrica del XX e XXI secolo, che nulla hanno a che vedere con la mimesi astronomica, e molto a che fare con l'impulso iconoclasta che troviamo in Piet Mondrian, per assoggettarle ad un illusionismo ottico che interseca le tradizioni dell'arte ottico-cinetica con la geometrica ad asciugare.
Ecco perché questa serie, che viene presentata in anteprima in Spagna, è così interessante, perché sottopone la geometria all'illusionismo figurativo più estremo, dimostrando che non ci sono territori esenti dall'ironia, come sembrerebbe nel caso dell'astrazione geometrica, a causa della sua estremamente libera indipendenza dalla rappresentazione.

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