Dal 07/05/2018 al 15/06/2018
La mostra personale di Federico Lombardo si intitola "Monade", che presenterà 15 dipinti e 15 opere su carta realizzate appositamente per la mostra. A più di dieci anni dall'ultima personale milanese, tenutasi nella galleria di Pittura Italiana diretta da Federico Rui,
dopo aver esposto al Pac di Milano, nella Basilica Palladiana di Vicenza, al Parlamento Europeo di Strasburgo, alle Biennali di
Venezia e Sharjah e alla Quadriennale di Roma, l'artista si interroga sul valore della pittura oggi. Rendendo il crudo realismo di Hopper di Munch
,
ci restituisce la vita che lo circonda. In contrasto con la freddezza di un monitor e la velocità della comunicazione,
si sofferma su scene di vita vissuta, come cartoline o immagini di ricordi. "Monade" è un termine usato da Pitagora e poi da Aristotele per indicare il principio da cui derivano i numeri, le entità e i quattro elementi. Nei Dialoghi di Platone è usato come sinonimo di idee. Nella filosofia di G. W. Leibniz (1696) la monade non è altro. Che sostanza semplice che entra nei composti, cioè semplice senza parti: ogni monade è indipendente dalle altre e in ognuna riflette l'intero universo che esprime secondo la sua posizione. Più in generale, si può dire che, mentre il termine atomo nel suo significato sia fisico che metafisico implica solo un aspetto fisico o materiale, la monade, di regola, implica sempre qualcosa di incorporeo, spirituale o anche vitale. In questo senso la ricerca di Federico Lombardo è monade, solitaria, riflessiva, inconsapevole parte di un tutto più grande. In questa mostra, l'artista si riappropria fondamentalmente della pittura, anche se - afferma - nel senso tradizionale del termine, la pittura non esiste più. Non esiste se è inteso esclusivamente come mezzo, come semplice metodo di rappresentazione del reale. Trova invece la sua ragion d'essere se si avvicina ad una riflessione concettuale sul mondo e sull'uomo: l'atto stesso della pittura è un metodo di conoscenza della realtà, cioè, come diceva Picasso, rivoluzionando la storia dell'arte figurativa, «la pittura è
una professione cieca: non si dipinge ciò che si vede, ma ciò che si sente, ciò che si racconta di ciò che si è visto."