Dal 25/06/2022 al 30/07/2022
«Guai al dipinto che non mostra nulla oltre il finito! Il merito del dipinto è l'indefinibile: ciò che proprio sfugge alla precisione."
Eugène Delacroix
Fino a pochi anni fa giudicata dal sistema artistico italiano come anacronistica o meramente commerciale, la pittura figurativa sta godendo di un ritorno chiaro e progressivo, dimostrando non solo la sua capacità di sopravvivere in un mondo in cui l'immagine è sempre più digitale ma, soprattutto, di essere un linguaggio capace di comunicare con la propria contemporaneità, assumendo i suoi nuovi codici ed evolvendosi al passo con la nuova cultura visiva. Si creano sinergie tra linguaggi espressivi, pittura e fotografia spesso si fondono mettendo l'una al servizio dell'altra, offrendo nuove possibilità di composizione dell'immagine. Ne sono un esempio le opere di Adelisa Selimbašić e Ludovic Thiriez: entrambi trovano nella fotografia uno dei punti di partenza per la costruzione delle scene ma, mentre Thiriez scatta fotografie di prima mano che poi utilizzerà come traccia per i suoi dipinti, Selimbašić compie una vera e propria ricerca volta a trovare quell' immagine che catturi la sua attenzione e possa essere funzionale a trasmettere l'intenzione dell'artista. Le opere di Adelisa Selimbašić (Karlsruhe, 1996) sono visioni dai colori vivaci che creano atmosfere surreali in cui si compiono momenti di vita quotidiana, vissuti da corpi femminili senza una precisa identità: l'artista non definisce i personaggi dando loro un volto ma enfatizzandone i gesti e le posture, i difetti e le imperfezioni condannati dalla società contemporanea in nome di una perfezione che non esiste, rivelandone l'ipocrisia e restituendone la leggerezza. Come nelle opere di Adelisa, in quelle di Ludovic Thiriez (Courbevoie, 1984) si ritrovano atmosfere oniriche e surreali abitate dalla figura umana non rappresentata come identità ma come presenza che si inserisce perfettamente in una dimensione di armoniosa convivenza tra mondo naturale e mondo animale. La figura umana diventa strumento di indagine della contemporaneità per l'artista che non smette mai di interrogarsi. La pittura è sempre stata qui. Ciò che è cambiato (forse) è lo sguardo che ora si rivolge ad esso, uno sguardo consapevole che la figurazione non è la mimesi della realtà come fine a se stessa ma un alfabeto che si articola complessivamente al di là della rappresentazione didattica della scena.
Federica Picco
Gallery partner: IPERCUBO, Milano