Un bagaglio pieno di esperienze
A bordo di un metaforico treno ad alta velocità, Kraita317 intraprende un viaggio attraverso varie
stazioni nel suo percorso artistico. La prima destinazione sotto esame è Firenze, dove si stabilì
definitivamente nel 2020 dopo l'arrivo dalla Romania. Nel suo bagaglio, come vestiti comodi,
porta con sé i codici espressivi della Scrittura, una cultura che fa parte della sua esperienza. Qui, l'
artista inizia ad esplorare le strade di una città sconosciuta, tra la cacofonia di una nuova,
linguaggio incomprensibile, rendendo impossibile il dialogo con gli altri. Qui, a questo ipotetico
stazione, l'unica comunicazione decifrabile arriva attraverso gli input raccolti dalle strade,
pareti, e sfumature di vita quotidiana. Questi input servono come bussola che guida Kraita317 verso un
l'impegno consapevole con i muri dei siti patrimonio dell'UNESCO, mentre osserva i media
utilizzato da altri artisti della zona. Questo ricco arazzo di segnali quotidiani è tradotto dall'artista come un
serie di domande: "La città mi pone domande a cui mi sento in dovere di rispondere", afferma,
illuminando un aspetto cruciale del suo ethos artistico. L'azione urbana, quindi, diventa un'urgenza
via di comunicazione, evolvendosi nel tempo in una semina prolifica e costante all'interno del visibile
e strada invisibile che Kraita317 attraversa.
Da questo momento in poi, da una fermata all'altra, Kraita317 sbarca e si imbarca su questo
treno allegorico, in viaggio verso mete espressive intime e sempre nuove. Riempie le
immagini, i suoni e le esperienze interiorizzate, elementi che facilitano una digestione costante
processo che produce domande inesauribili e, quindi, ulteriori risposte. Le opere d'arte diventano silenziose ma
testimoni eloquenti di questo discorso, dove emozioni e sensazioni sono al centro dell'attenzione. Nei suoi
dipinti, l'artista traduce visivamente stati d'animo e modelli che si manifestano nella sua vita quotidiana, a volte
reinterpretandole in nuove forme anni dopo.
Ispirato dal ricordo dei burattini graffiti che una volta dipingeva, Kraita317 “risponde” a Firenze
con opere iniziali raffiguranti figure a forma di bambola che abbracciano cuori, realizzate su manifesti, pareti o
materiali riciclati. Questo segna una fase in cui persistono narrazioni figurative, intersecate con il
principio nascente delle scelte cromatiche - una ricerca costante durante tutto il suo percorso artistico. La
fase successiva approfondisce lo studio della prospettiva e della geometria, dando vita a uno stile ottico che
fonde il colore con elementi geometrici e illusioni prospettiche. Seguendo queste due linee estetiche
scali, emerge una nuova era, con soggetti ancora riconoscibili nell'ambientazione comune
di figure umane. I corpi diventano forme piene di colori piatti dominati dal nero, dal rosso e dal blu,
a volte accompagnato da slogan come "al mondo non frega un cazzo della tua solitudine",
inscritti all'interno delle opere stesse.
La congiuntura attuale funge sia da culmine che da allontanamento dalla precedente espressiva
destinazioni. Questo fondamento è evidente nella penultima tappa prima della mostra in corso — la
intervento al Museo Novecento di Firenze dal titolo “Different Might be Everything." Qui, Kraita317
ha intrapreso un processo simile allo spargimento del bagaglio in eccesso, rimuovendo elementi fino a
arrivando a soluzioni estetiche che sintetizzano forme fluide e geometriche, segni di grafite e
colori primari. Questi elementi si fondono con tracce di storie incise in supporti riciclati, risultando
in una giustapposizione di componenti nascoste e rivelate. La lingua scelta per questa conversazione
è l'astrattismo, i cui codici espressivi si liberano dai limiti della narrazione convenzionale.
Riflettere gli stati d'animo intimi tra le strade della città è un aspetto avvincente di Kraita 317
poetica, distinguendolo nella sua produzione artistica. La sua personale esplorazione dell'urbanistica astratta
tendenze offre ai passanti non solo una riflessione simbolica tra l'opera d'arte e l'ambiente circostante, ma
anche la possibilità di immergersi nel momento della scoperta. Questa semina di arte
seeds educa sia la città che i suoi abitanti, favorendo uno scambio silenzioso di sentimenti e una
dialogo dove paesaggi esterni e interni si fondono all'interno dello stesso continuum.
Con queste basi “Il Viaggio è Tutto” trascende la mera raccolta di opere, evolvendosi
in un viaggio in cui i regni visibili e invisibili si intersecano. Alla stazione Street Levels Gallery,
invita il pubblico a bordo del suo treno metaforico, navigando curve e deviazioni mentre
tracciare con fermezza una rotta verso il futuro. È un continuum spazio-temporale che rispecchia le lezioni
imparato dalle strade: i dipinti diventano domande, invitando gli spettatori a rispondere intraprendendo
percorsi interpretativi individuali. Attraverso le cornici delle finestre di questi carrelli artistici,
seguendo un flusso veloce libero dai vincoli delle parole, gli spettatori diventano creatori di
significato, definendo sfondi, dettagli e soggetti mentre si immergono in Kraita 317
viaggio artistico.
“The Journey is Everything” è un invito, un promemoria che il primo viaggio che intraprendiamo è il
momento presente - l'unica istanza in cui risiede il potere di scelta. Come scrive Elio D’Anna in
il libro "La tecnologia del sognatore", "Sappi che non esiste alcun" potere "là fuori che possa
distruggerti. Là fuori, nulla può accadere senza il tuo consenso, approvazione interiore o intento. […] Il
mondo degli eventi e delle circostanze dipende interamente da te. Le condizioni del mondo esattamente
corrispondono ai tuoi stati interiori."
Il viaggio è tutto perché è quel momento di autoconsapevolezza nella nostra interazione con il
mondo. Ogni secondo rappresenta un'opportunità per decidere il nostro percorso e selezionare cosa portare nel nostro
valigia metaforica della vita.