Lost myself

Lost myself rappresenta un momento di black out, associato alla perdita di identità, un viaggio simbolico in un labirinto dove forme organiche e macchie scure evocano paure inconsce, tabù, lati in ombra del sé. Le infiltrazioni di luce consentono il riconoscimento e il disconoscimento di forme e simboli in un continuo processo di identificazione e disidentificazione. L'opera è stata realizzata anche con elementi organici come terra e pigmenti naturali.

La Recherche di Brigitta Rossetti, come diceva lo scrittore francese Marcel Proust, è legata alla forza espressiva delle sue trame originali e complesse e alle meticolose descrizioni dei processi interiori legati alla memoria, al sentimento umano e al proscenio su cui tutto si svolge; la sua Recherche, infatti, è un viaggio metaforico che si insinua nel tempo e nella memoria e che si snoda agilmente all'interno di una struttura sintattica composta essenzialmente da grazia indulgente e stratificazione veemente, la cui trama si concentra ampiamente su un sé narrante, che richiede fortemente da un lato una grande capacità analitica e dall'altro l'esaltazione delle forme intuitive di conoscenza del mondo e di interiorità dell'essere umano.

Attraverso l'uso di smalti, acrilici, carte assorbenti, tessuti, tecniche miste e l'integrazione di diversi materiali, tra gli altri, sia in quelli pittorici che in quelli di installazione, Rossetti è costantemente alla ricerca di un equilibrio tra figurazione e astrazione, un crocevia creativo in cui l'artista stessa si concede l'opportunità di approfondire la definizione dello spazio e il rapporto tra esso e l'opera d'arte. Sì, è una creatività artistica di matrice allegoricamente odeporica, in cui convivono una certa oggettività razionale, cosmopolita, naturalistica e antropocentrica, e una maggiore emotività e soggettività dei moti dell'anima…” estratto dal testo La Recherche a cura di Domenico de Chirico.