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Marcos Ávila-Forero (Parigi - Francia, 1983) lavora tipicamente in terreni impegnativi o luoghi inaccessibili come villaggi remoti nella Colombia rurale. La sua pratica si basa sulla ricerca che conduce all'interno delle comunità e insieme ai loro residenti, permettendogli di portare alla luce esperienze che rimangono al di fuori della portata della comunicazione convenzionale. Invece di documentare l'oggetto della sua ricerca, Ávila-Forero si immerge nei mondi che esplora. Vede il suo ruolo come quello di un attivista che lotta per le questioni sociali che considera importanti, non solo come artista ma come qualcuno che utilizza l'arte come un semplice veicolo tra gli altri. Nel 2011 ha viaggiato in Amazzonia dove ha prodotto A Tarapoto -un manatí, ha esposto il pezzo nella mostra Le Vent d'Après e ha vinto il Prix Multimédia Des Fondations De Beaux-Arts. Nel 2012 si è recato al confine marocchino-algerino e ha lavorato con diversi immigrati clandestini per produrre il video Cayuco - Una estela de Oujda a Melilla. Nel 2013, dopo aver ricevuto il Prix Découverte Du Palais de Tokyo, viaggia in Colombia e lavora con le comunità sfollate a causa del conflitto armato, in una baraccopoli chiamata Suratoque; con quel nome e in nome delle famiglie che incontra, realizza un pezzo e una mostra individuale al Palais de Tokyo. Successivamente ha ricevuto il Loop Award 2014. È tornato in uno degli epicentri del conflitto armato in Colombia per produrre il progetto Atrato, che in seguito sarà esposto alla Biennale di Venezia 2017 e acquisito dal CNAP (Centro Nazionale per le Arti Visive) in Francia. Nel 2018 ha realizzato due significative mostre individuali al Grand Café Art Centre in Francia e al Pori Art Museum in Finlandia.