Il ventaglio di esperienze pittoriche attuali è vastissimo e tutto il campo dell’arte contemporanea è di per sé a tal punto fluido da renderne difficile l’incasellamento. Ciò che è certo però è che l’arte figurativa non ha mai smesso di essere viva e dinamica nel corso di tutto il Novecento fino ad oggi.
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Con la denominazione di arti figurative, si indicano tutte quelle rappresentazioni che raffigurano ciò che ritroviamo nel mondo circostante, che siano esse precise ed accurate o distorte.
È indiscutibile che il ventesimo secolo sia stato segnato da numerose rivoluzioni nel campo dell’arte, dalle avanguardie all’astrattismo, che hanno dato maggior spazio alla forza delle idee lasciando volutamente in secondo piano la rappresentazione del mondo nelle sue forme più reali e realistiche. Ciò non ha mai significato però una decadenza dell’arte figurativa, che anzi si è mostrata sempre capace di farsi portavoce del moderno nelle forme più disparate.
A partire dalla seconda metà del Novecento spesso viene addirittura a mancare da parte degli artisti la contrapposizione tra astrattismo e figurativismo, dilettandosi sempre con più naturalezza in una doppia produzione.
Nicola Samorì
Il primo artista che nominiamo a dimostrazione della vivacità dell’arte figurativa contemporanea è l’italiano Nicola Samorì. Egli nella sua arte trasforma e reinterpreta le opere dei grandi maestri del Cinquecento e Seicento, fatti di contrasti tra luci ed ombre sempre ben calibrati, attraverso lo spirito turbato del nostro secolo, mettendo in opera uno stravolgimento delle tecniche e delle iconografie della tradizione. Affondando nelle radici della storia dell’arte, le opere di Samorì si costruiscono attraverso gesti decisi che intervengono attivamente sulla tela e sulla pittura, grattandola o forandola. Anche l’utilizzo poliedrico delle superfici indica una sperimentazione materica, integrando queste diverse caratteristiche nell’opera. Di fatto la pratica di questo artista sta proprio in un lavoro operato sulla stratificazione della pittura, che subisce una serie di operazioni con diversi utensili.
Nasce così una mescolanza di stili: la pittura si fa sempre più materica e tridimensionale avvicinandosi così alla scultura, che a propria volta viceversa sembra sgretolarsi dall’interno quasi in un tentativo di smaterializzazione.
Michaël Borremans
Anche nel caso di Michaël Borremans vi è una ripresa dei generi tradizionali del ritratto, rielaborati con un approccio innovativo e pienamente contemporaneo.
Il mondo creato da Borremans attraverso i suoi dipinti è un mondo austero e silenzioso, inquietante, disseminato di elementi a tratti disturbanti per lo spettatore: abiti indossati al contrario, teste incappucciate, il tutto in uno spazio e in un tempo assolutamente indefiniti.
L’interesse dell’autore è di indagare le contraddizioni e le fragilità della psiche umana oltre che la profondità dell’animo umano, il tutto attraverso immagini che rimandano ad una umanità quasi sfigurata dal silenzio angosciante che la circonda, un’umanità lugubre che incupisce chi la guarda.
Jules de Balincourt
Evocando nozioni di utopia e distopia, i dipinti di Jules de Balincourt indagano spazi pubblici e privati suggerendo un contesto – sia fisico che psicologico – in continuo mutamento. Legato ad un approccio intuitivo volto alla creazione di immagini, egli filtra il mondo in cui viviamo attraverso il contesto psicologico dell'artista stesso.
Dal punto di vista stilistico il lavoro di de Balincourt è sempre ricco di colori vivaci, dando vita ad opere nelle quali confluiscono una generosa parte di realtà mescolata alla fantasia, dove i riferimenti alla società, alla politica o alla cultura sono sempre legati alla libera associazione e dall'invenzione pittorica dell’artista.
Alessandro Pessoli
Torniamo in patria parlando di Alessandro Pessoli. L’artista nella sua pratica utilizza regolarmente diversi medium (pittura e scultura) con una particolare predilezione per la ceramica, dando vita ad una produzione caratterizzata dall’utilizzo di una grande varietà di materiali e tecniche.
Nelle sue opere spesso ricorre la rappresentazione della figura umana, attraverso la quale affronta temi di carattere esistenziale, passando da iconografie classiche della storia dell’arte, a immagini del quotidiano ed elementi del religioso con opere che riprendono temi e immagini della vita di Cristo. Al centro della sua produzione vi è sempre quindi la rappresentazione della vita emotiva e psichica dell’individuo.
Spesso, dunque, si ritrovano dettagli realistici, fotografici, inseriti sulle figure, utilizzando la struttura aperta del collage. “Quello che mi attrae nel dipingere figure è la permanenza quasi fisica della figura, la sua resistenza, nonostante tutto quello che puoi rovesciarle sopra, continua a mantenere una grande forza narrativa. L’astrazione in me diventa una coperta corta che non copre l’intero campo, posso utilizzarla ma poi dipingo sempre un paio d’occhi, una mano, una faccia che mi guarda”.
Pietro Roccasalva
Anche Roccasalva, come abbiamo visto per molti artisti contemporanei in precedenza citati, seppur si consideri principalmente un pittore, fa largo utilizzo di altri media come le installazioni, la scultura, le performance, i film e la fotografia. Nella sua produzione però certamente la pittura rimane centrale in una ricerca che analizza la storia e le condizioni di esistenza di questo media nella cultura contemporanea fatta di riproducibilità e consumo. Questa fluidità data dall’intersecarsi di linguaggi diversi ed assolutamente contemporanei si risolve appunto sempre nella pittura che diventa punto di arrivo di tutte le fasi precedenti.
L'opera di Roccasalva racchiude molteplici riferimenti – che vanno dalla storia dell'arte alla filosofia, dalla letteratura al cinema – in relazione alle circostanze e alle contingenze che incontra in ogni nuovo contesto. Dal Barocco al Futurismo molteplici sono i richiami che attraversano i suoi dipinti, che si trovano popolati da figure enigmatiche. Molto forte è la dimensione simbolica e allegorica, che in alcuni casi, come prima accennato, si lega a riflessioni filosofiche o religiose.
Paulina Olowska
Il lavoro di Paulina Olowska può essere interpretato come il prodotto delle sue esperienze e suggestioni.
Le sue opere si caratterizzano di una visione romantica dell'arte come portatrice di utopie positive e della convinzione che “l’arte può cambiare il mondo”.
Nella pratica dell’artista quindi l'industria, il tempo libero e il simbolismo socialista occupano lo spazio visivo dell’opera: i suoi dipinti prendono in prestito immagini dalla cultura popolare europea e americana creando un riferimento culturale trasversale che diviene evidente in tutta la sua pratica.
Markus Schinwald
Nelle opere di Markus Schinwald il corpo e le figure rappresentate risultano come corrotte da dettagli inquietanti e bloccate in pose stranianti.
Anche in questo caso l’approccio è teso al confronto, omaggiante e al tempo stesso irriverente, con la tradizione pittorica: il risultato è la manomissione di ritratti ottocenteschi di personaggi aristocratici attraverso inserimenti stranianti che ne alterano la compostezza delle pose. I volti si trasformano così in immagini perturbanti ed enigmatiche, entrando in collisione sia con gli ambienti in cui sono collocati, oltre che con la tradizione del ritratto come genere pittorico. Diviene centrale così nel suo lavoro il concetto di “paradosso” inteso come contrario all’opinione dominante. Contraddizioni ed aporie che, tuttavia, hanno lo scopo di diventare modalità di accesso alternative alla realtà.
Margherita Manzelli
I quadri di Manzelli ritraggono quasi esclusivamente figure isolate di giovani donne che abitano l’immaginario dell’artista. Tutti i personaggi raffigurati sono attraversati da una tensione psicologica: giovani ma prematuramente invecchiate, dalle posture insolite, figure spesso fragili ma dalla forte presenza.
Il nucleo centrale della sua pittura è dunque rappresentato dal corpo, in uno sfondo astratto e ridotto all’essenziale. I soggetti raffigurati prendono ispirazione da donne che l’artista ha incontrato casualmente nel corso della sua vita e sulle quali fa coincidere alcuni dei suoi tratti somatici.
Inka Essenhigh
I dipinti di Inka Essenhigh attingono dalla cultura contemporanea e dall’ambiente circostante, quello di New York dove l’artista vive e lavora, in modo assai acuto. Spesso rappresentano scene di vita quotidiana, come la spesa al supermercato o un incontro al bar della città, infuse però di una sensibilità onirica e surreale che le rende in un certo senso quasi epiche. Una grossa parte dei suoi lavori più recenti indaga anche il rapporto con la natura, creando immagini che esprimono consapevolezza dei cicli stagionali, con lo scopo di ricordarci la nostra fragile coesistenza con il mondo naturale, ma anche – e soprattutto – la sua clamorosa bellezza.
Sophie von Hellermann
Sophie von Hellermann è internazionalmente conosciuta per le sue tele romantiche a pastello, che traggono ispirazione da favole, leggende e dalla mitologia classica.
La tecnica utilizzata, applicando il pigmento puro su una tela non pretrattata per poi darne ampie pennellate, dona ai suoi quadri un senso di leggerezza tale che gli oggetti e le figure rappresentate pare si diffondano sul piano dell'immagine.
Lo scopo della sua ricerca è di indagare il funzionamento della mente e come le immagini dei sogni si riuniscano a ciò che si ha visto, letto e sperimentato anche molti anni prima e non solo di recente. È così che von Hellermann esplora lo spazio dell'inconscio.