Home Magazine Action Painting: tecnica e protagonisti

È all’incirca alla fine degli anni ’40, in un’America scossa dalle tensioni della guerra fredda, che un gruppo di artisti irrompe prepotentemente in scena, spiazzando un’opinione pubblica già mal disposta verso ogni forma di ribellione rea di sovvertire i valori tradizionali del paese. 

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La New York School è un movimento trasversale di artisti, poeti, danzatori, musicisti attivi nella Grande Mela, accomunati da un approccio fortemente anticonformista e dalla ricerca di un'espressione innovativa, spontanea e intuitiva. In pittura questa corrente viene convenzionalmente posta sotto la definizione di Espressionismo Astratto, che nella sua accezione americana è sinonimo di Action Painting.

È il critico d’arte Harold Rosenberg a coniare il termine e a rendere popolare il movimento con il suo rivoluzionario articolo The American Action Painters, pubblicato nel 1952 su ARTnews, che ne diviene una sorta di manifesto.

Questo nuovo stile acquista valenze politiche, estetiche e morali. Un atto creativo spontaneo e senza premeditazione, una sorta di dialogo fra l’artista e la tela, che Gombrich definisce nella sua Storia dell’arte “un aspetto della pittura non ancora esplorato: la disposizione dei colori come fine a sé stessa, trascurando qualsiasi altro motivo o scopo”.

Action painting: tecnica 

Se è vero che ogni artista coltiva e perfeziona nel tempo un proprio stile individuale, il proposito dell’Action Painting, comune a tutti i suoi protagonisti, è focalizzarsi sull'atto dell'esecuzione. In altre parole, il modo di realizzare le proprie opere costituisce il contenuto dell’opera stessa.

Emblematica in questo senso è la tecnica del principale esponente del movimento, Jackson Pollock, che per realizzare il suo Autumn Rhythm, splendido esempio di dipinto a goccia, stende una grande tela sul pavimento del suo studio e, sporgendosi sopra di essa, scaglia col pennello e altri strumenti vernici colorate sulla sua superficie.

Sebbene non tutti ricorrano a simili tecniche, la costante resta l'esigenza di un gesto schietto e spontaneo, che segue un impulso generato direttamente dall’inconscio e che rende il dipinto una sorta di scrittura automatica, pura manifestazione della propria interiorità.

Questo ha portato taluni a riconoscere nell’Action Painting un’influenza dell’arte calligrafica cinese e contenuti atavici ispirati all'arte dei nativi americani o dal misticismo orientale, quasi una sorta di applicazione del Buddhismo Zen in campo artistico.

Jackson Pollock

La tecnica sperimentale di Jackson Pollock suscita tanta curiosità all’interno della scena culturale newyorkese che per molti studiosi i dipinti dell’artista diventano sinonimo e modello di Action Painting.

Fondamentale per lui è l’incontro con la collezionista d’arte e mecenate statunitense Peggy Guggheneim, che gli aprì le porte della celebrità. È lei a scoprirlo nel 1942 grazie a un quadro segnalatole da Piet Mondrian, Stenographic Figure, ancora fortemente ispirato dai lavori di Picasso e Mirò e distante dalla tecnica del Dripping. Ma sarà nel 1943 che il critico d’arte più famoso del momento Clement Greenberg, nel vedere Mural a casa della Guggenheim, lo presenta all'America come il più grande pittore che il paese avesse mai prodotto.

Jackson Pollock's 'Mural', 1943, at the Royal Academy of Arts

 

Mural è una delle opere più analizzate e discusse nel panorama dell’arte contemporanea. Un dipinto gigantesco di quasi tre metri di altezza per sei di larghezza, un quadro drammatico, un’opera tormentata “eccitante come l'inferno”, esaltata dalla frenesia pittorica del suo autore, che anni dopo la definisce come una “fuga precipitosa di tutti gli animali del West, mucche, cavalli, antilopi e bufali, tutti al galoppo su quella dannata tela”.

Nel 1947 Pollock lascia New York con la moglie per stabilirsi in una piccola fattoria a Long Island ed è nella galleria newyorkese di Betty Parsons che presenta per la prima volta la sua più grande innovazione, la tecnica del dripping, utilizzata in una serie di enormi dipinti, come Alchemy, che entreranno nella storia dell’arte. Da allora, abbandonato il pennello, l’artista comincia a usare la sola vernice spruzzata, versata e fatta gocciolare su delle tele stese in terra con l’ausilio di materiali non convenzionali come cazzuole, bastoni, sabbia, frammenti di vetro.

Una preziosa testimonianza del lavoro di Pollock viene dalle immagini fotografiche e dal cortometraggio del regista Hans Namuth, girato nel 1951, da cui emerge la figura di un artista immerso in uno stato di profonda concentrazione, impegnato con tutta la sua energia nella realizzazione delle sue opere.

 

Jackson Pollock in action by Hans Namuth

 

Nonostante il successo faticosamente ottenuto, Jackson Pollock non troverà mai la serenità. Muore l’11 agosto del 1956 a causa di un incidente mentre è alla guida della sua auto in stato di ebbrezza.

Franz Kline 

L’opera di Franz Kline, insieme a quella di De Kooning e Pollock, è a tutti gli effetti la manifestazione pratica di ciò che era stato enunciato nell’articolo/manifesto dell’Action Painting di Harold Rosenberg.

Cresciuto nella New York School e reso celebre dallo stile pittorico monocromatico delle sue composizioni più famose, viene indicato dalla critica come uno degli espressionisti gestuali astratti per eccellenza.

Kline, dopo un’infanzia difficile e una vita costellata da eventi dolorosi, comincia la sua attività artistica formandosi nell’arte figurativa in cui mostra un’eccellente tecnica formale e un notevole talento per il disegno. Solo in seguito passa a esplorare nuove tecniche per la realizzazione di dipinti d’azione frutto di un gesto vigoroso caratterizzato da pennellate in bianco e nero.

 

Franz Kline, Chief, 1950, Courtesy The Museum of Modern Art, © 2022 The Franz Kline Estate / Artists Rights Society (ARS), New York

 

Attratto dalla calligrafia giapponese, la sua opera è il frutto di studi condotti attraverso piccoli disegni che è solito realizzare con inchiostro nero su qualsiasi carta gli riesca di trovare, anche su sottili pagine di elenchi telefonici. Dagli anni ’50 fino al termine della sua vita ottiene un immenso riconoscimento internazionale e il suo originale apporto all’astrazione gestuale lascerà un'impronta successivamente raccolta dalla Minimal Art.

Willem de Kooning

Anche un altro action painter olandese-americano, Willem De Kooning, utilizza principalmente il bianco e il nero per la sua prima personale del 1948, presso l'Egan Gallery di Manhattan.

Espressionista astratto della prima ora, anche De Kooning mette l'accento sulle componenti gestuali, la spontaneità e l’autonomia espressiva del segno, sebbene il suo modus operandi sia molto diverso da quello di Pollock e le sue opere siano tutte dipinte al cavalletto.

La complessità di questo artista si riflette nella sua produzione eterogenea e tratti contraddittoria in cui convivono creazioni totalmente astratte e dipinti come la serie p (realizzata tra il 1950 e il 1953), che conservano una palese traccia di figurazione, seppure brutale e distorta, che la potenza del gesto carica di una violenta espressività.

 

Willem de Kooning, Woman I, 1950–52, © 2022 The Willem de Kooning Foundation / Artists Rights Society (ARS), New York

 

Più poetiche, cromatiche e luminose sono le opere degli ultimi anni, che l’artista alterna a esperimenti con sculture di argilla. È tuttora aperto il dibattito sul fatto che l’Alzheimer da cui è stato colpito abbia potuto in parte influenzare la sua produzione artistica a partire dagli anni ’80.

 

Immagine di copertina: Jackson Pollock, Autumn Rhythm, © 2022 Artists Rights Society (ARS), New York

Scritto da Chiara Montani 

 

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