Celebrata come la più rappresentativa pittrice del Seicento, è stata una delle prime donne a raggiungere il successo in una professione che ai tempi era puro appannaggio maschile. La sua fama, alimentata anche dalle sue tormentate vicende biografiche l'ha trasformata in un'icona, modello di femminismo ante litteram, facendola assurgere a emblema del ruolo femminile della storia dell'arte. Ora Artemisia ri-approda a Napoli con una mostra che documenta le sue vicende artistiche e umane nel capitolo conclusivo della sua vita.
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Inaugurata presso le nuove Gallerie d'Italia del capoluogo campano lo scorso 3 dicembre e aperta al pubblico fino al 19 marzo 2023, la mostra Artemisia Gentileschi a Napoli è dedicata al lungo soggiorno napoletano della pittrice, ultima fase fondamentale della sua carriera. La mostra riprende la narrazione intorno alla figura di Artemisia dal punto in cui si era conclusa con la chiusura dell'esposizione monografica dedicata all'artista alla National Gallery di Londra nel 2020. Proprio con l'importante istituzione museale inglese è stata realizzata per l'occasione una special collaboration, che si è avvalsa della presenza del suo direttore Gabriele Finaldi in veste di special advisor. Curata da Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio e realizzata con il patrocinio del Comune di Napoli in collaborazione col Museo e Real Bosco di Capodimonte, l'Archivio di Stato di Napoli e l'Università degli Studi “L’Orientale”, l'esposizione presenta una selezione di circa 50 opere provenienti da raccolte pubbliche e private, italiane ed internazionali.
Le città di Artemisia
Artemisia Gentileschi (1593 – post 1654) nell'immaginario collettivo è fortemente legata a Roma, dove nasce, si forma nella bottega del padre, il pittore caravaggesco Orazio Gentileschi e dove si svolge il celebre processo per stupro che segnerà per sempre la sua vita. Firenze è il luogo dove la conduce il matrimonio combinato con il pittore Pierantonio Stiattesi, ma è anche la città testimone della sua crescente affermazione, che la porta a diventare la prima donna ammessa all'Accademia del disegno. Da quel momento in poi quella di Artemisia è una storia di successo. Grazie alla sua tenacia e ambizione, giunge ad essere ricercata dei più prestigiosi committenti e a frequentare circoli culturali, spostandosi fra Genova, Venezia, Londra e Napoli. Su quest'ultima tappa, che si protrae complessivamente per oltre un ventennio, si concentra la mostra delle Gallerie d'Italia, portando alla luce interessanti novità sull'ultimo periodo di vita della pittrice della quale, proprio a Napoli, si perdono le tracce nel 1654.
Artemisia Gentileschi a Napoli - il periodo napoletano, ricerca e indagine scientifica
Il lungo soggiorno di Artemisia Gentileschi nella città partenopea, compreso fra il 1630 e il 1654, interrotto solo da una parentesi londinese tra il 1638 e il 1640, costituisce l'epilogo dell'intensa esistenza e dell’attività artistica della celebre “pittora”. Come scrive Giuseppe Porzio nel suo saggio di presentazione “Il fatto che la mostra abbia luogo a Napoli è una novità importante per la fortuna moderna di Artemisia proprio dal momento che è a Napoli che si conservano tutt'oggi, nonostante lo smantellamento dei contesti, la dispersione delle raccolte e la perdita dei manufatti, le testimonianze indispensabili per comprendere questo pezzo di storia”. Fino a oggi il periodo “napoletano”, pur costituendo un capitolo particolarmente interessante nella produzione dell'artista, era stato messo in secondo piano dagli storici dell'arte. Un vuoto finalmente colmato dall'avvio di un importante programma di studio dei documenti messi a disposizione dall'archivio di Stato di Napoli, che si è rivelato prezioso per ricostruire alcuni aspetti delle vicende biografiche della Gentileschi, resi noti in occasione della mostra. Le operazioni di ricerca archivistica e di indagine scientifica sono servite per ripercorrere alcune delle circostanze che l'artista dovette affrontare dopo il suo arrivo in città nel 1630, in fuga da Venezia dove era in corso un'epidemia di peste. Oltre a gestire gli aspetti riguardanti specificamente la sua attività professionale, dalle committenze vicereali e borghesi alle relazioni con le accademie letterarie, a quanto si è scoperto, Artemisia fu costretta a far fronte a difficoltà economiche sorte proprio in quegli anni e a gestire vicende private come quella relativa al concubinato della figlia Prudenzia Palmira e al suo matrimonio riparatore dopo la nascita del nipote Biagio, nel 1649. L'attenzione degli studiosi si è inoltre focalizzata sulle figure di Bernardo Cavallino, Micco Spadaro e Onofrio Palumbo, artisti locali con i quali Artemisia avviò collaborazioni dopo l'apertura della sua fiorente bottega in città.
Artemisia Gentileschi a Napoli - percorso espositivo
Le ventuno opere di Artemisia Gentileschi esposte alle Gallerie d'Italia restituiscono la portata della dimensione artistica di questa fase della sua carriera, un periodo che vide la consacrazione del suo successo. Alcune sono esposte per la prima volta in Italia, come la Santa Caterina d’Alessandria, acquisita di recente dalla National Gallery di Londra, l'omonima opera proveniente dal Nationalmuseum di Stoccolma, o la Giuditta e l’ancella con la testa di Oloferne in prestito dal Nasjonalmuseet di Oslo. Non mancano però anche capolavori di casa nostra, esempi delle rare commissioni pubbliche di Artemisia, fra cui l’Annunciazione di Capodimonte, oltre a due delle tre monumentali tele realizzate per il coro della cattedrale di Pozzuoli: il San Gennaro nell’anfiteatro e i Santi Procolo e Nicea, quest’ultima restaurata per l’occasione. Alle opere della Gentileschi sono accostate quelle di pittori a lei strettamente collegati e attivi negli stessi anni in città, come Massimo Stanzione, Paolo Finoglio, Francesco Guarino, Andrea Vaccaro e “Annella” di Rosa, un'importante artista napoletana della prima metà del Seicento, ingiustamente dimenticata.
La mostra Artemisia Gentileschi a Napoli, grazie a un puntuale lavoro di ricostruzione della vita e della produzione dell'artista, ha dunque il merito di contribuire alla riscoperta del periodo meno conosciuto di tutta la sua parabola. E, puntando i riflettori sul rapporto di Artemisia con la città partenopea, di cui divenne una delle figure artistiche di spicco, restituisce un'altra fetta della camaleontica personalità di una donna fuori dal comune, che da giovane analfabeta violata, forte della sua arte e di una volontà di acciaio, fu la sola artefice di una carriera straordinaria, fino ad essere consacrata nei secoli come la più celebre tra tutte le grandi signore dell'arte.
Immagine di copertina: Artemisia Gentileschi, Sansone e Dalila, 1630-1638, courtesy of Collezione Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia – Napoli Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo
A cura della redazione di Kooness