La redazione di Kooness ha intervistato Gloria Marco Munuera, artista spagnola la cui ricerca si basa sul riconoscimento dell'identità umana attraverso il valore assiomatico della fotografia.
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Kooness: Descrivi su quale tipo di arte ti concentri
Gloria Marco Munuera: Anni fa, quando rinnovai il mio passaporto, mi resi conto che le mie impronte digitali erano erose al punto d’essere praticamente irriconoscibili. Mi chiesi chi fossi. Da allora ho sviluppato un particolare interesse per i metodi di riconoscimento dell'identità umana attraverso le impronte digitali, interrogandomi sul valore assiomatico della fotografia. Le mie opere d'arte sperimentali mirano dunque a rappresentare forme di identità non figurative ma affidabili, piuttosto che una "verità" visiva basata sulla prospettiva rinascimentale e sui principi tradizionali della rappresentazione.
K: Descrivi la tua serie
GMM: Entrambe le mie serie Ashes e Photo-Impressions; Epidermal Landscapes nascono dall'impulso di creare un'immagine unica nel suo genere, unica come ognuno di noi. Ecco perché utilizzo l’epidermide come soggetto principale piuttosto che immagini figurative. Nel mio lavoro oggetto e immagine, realtà e ciò che è rappresentato, si confrontano faccia a faccia.
Ashes è una serie di fotogrammi che mostrano l'impronta facciale di diversi individui su sfondo nero. Questo progetto dimostra che la vera identità può risiedere nell'impronta della pelle, ma non nel suo colore, né nella struttura della nostra testa, evidenziando l'identità individuale all'interno della nostra eredità biologica comune e contribuendo, in questo modo, ad aumentare il rispetto per la diversità culturale.
Photo-Impressions; Epidermal Landscapes è invece una raccolta di fotogrammi di grandi dimensioni che rappresentano l'impronta dell'intera epidermide di corpi umani, posta direttamente a contatto con carta fotografica sensibilizzata alla luce. Allo stesso modo in cui non è possibile creare due impronte digitali identiche, anche le fotografie della serie Photo-Impressions sono uniche, anche se originariamente create ed elaborate in camera oscura attraverso il processo chimico tradizionale.
K: Come realizzi le tue opere?
GMM: Il processo creativo su cui si basa il mio lavoro è quello di utilizzare la pelle del corpo umano come se fosse una lastra serigrafica. In modo simile ad antiche tecniche, come il 'gyotaku' di Enoshima, il corpo trasferire, attraverso la pressione, la propria immagine, dimensione, forma e consistenza sulla carta fotografica, mettendo in evidenza il segno indicale che può collegare un particolare soggetto con la sua diretta traccia.
Questa tecnica di stampa, nota come "fotogramma", non prevede macchine fotografiche o macchinari, ma la semplice impronta di una composizione inondata di luce.
Queste serie di lavori rappresentano un'immagine reale e veritiera dell'identità epidermica dei soggetti, evocando più un dipinto che una fotografia.
K: A cosa ti ispiri?
GMM: Mossa da un interesse scientifico per la dattiloscopia, per queste due serie mi sono ispirata al lavoro modernista e d'avanguardia di Christian Schad, Man Ray e Lazlo Moholy-Nagy che, attraverso le loro opere, hanno riscoperto il potenziale artistico della tecnica del fotogramma.
Inoltre, la mia opera Sacrifice of Deer Woman è fortemente influenzata dall’opera simbolica della pittrice Frida Kahlo, che si ritrae come un cervo ferito nel suo famoso dipinto The Little Deer (1946). Broom Woman si basa invece sull'inventiva surrealista dell'opera di Marc Chagall, che dipingeva con una vena di umorismo e fantasia attingendo profondamente alle risorse del suo inconscio. L’opera vuole infatti rappresentare tutti i personaggi appassionati di Chagall che fluttuano o volano nel cielo.
Infine, le pose semplici e appiattite dei corpi in Baby Rock e Black Angels si ispirano ai primi lavori di Yves Klein.
K: Qual è lo scopo delle tue opere?
GMM: Il mio obiettivo all'interno di queste serie di lavori è quello di fondere le qualità indicali-pseudo-scientifiche del fotogramma alla sua potenziale capacità di rappresentare figure astratte. Così ho creato il corpo del mio lavoro composto da immagini che, da un lato, non rappresentano altro che la vera e propria impronta della pelle, dall’altro divengono figure oniriche evanescenti e piene di sfumature creative.
Immagine di copertina: Gloria Marco Munuera, The voyage of the Broom Woman, 2007, courtesy of AD GALLERY
A cura di Kooness