Gli scenari post pandemici, uniti alla – inizialmente forzata e sempre più progressiva – digitalizzazione, prevedono una crescita per il mercato dell’arte anche grazie al fatto che attualmente il valore di altri strumenti finanziari, come ad esempio gli immobili, risulta inferiore e più rischioso a causa delle oscillazioni di mercato. Gli investimenti nel collezionismo d’arte stanno invece sempre più crescendo nonostante l’impatto iniziale della pandemia.
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La pandemia è stata sicuramente una sfida molto complessa che il mondo dell'arte e il suo mercato hanno dovuto affrontare. Le più importanti fiere d’arte e gallerie hanno subito chiusure forzate mettendo a rischio la tenuta economica del settore. Nonostante ciò, lo spostamento su piattaforme online e l’ampliamento del digitale hanno permesso una ripresa significativa con conseguenti numerosi vantaggi anche per gli investitori.
Investire in Arte Contemporanea
Investire nell’Arte Contemporanea negli ultimi decenni sta diventando una tendenza sempre più alla portata di tutti, e testimone ne è la presenza crescente dei giovani nella categoria degli investitori, grazie al fatto che le compravendite di beni artistici sono sempre più vaste comprendendo in sé lotti dai costi estremamente diversificati oltre che grazie al manifestarsi di nuove possibilità di cooperazione tra collezionisti acquistando per esempio le opere d’arte in “parti” come fossero azioni. Investire su un’opera d’arte è ciò che viene definito un “investimento emozionale”, ovvero un investimento la cui scelta viene fatta anzitutto sulla base di un gusto e un desiderio personale prima che per ragioni economiche e di guadagno (soltanto il 3% di coloro che investono nell’arte affermano di farlo con volontà speculativa). È certo però che, seppur non sia questo l’intento principale, si tratta di un investimento che può portare ad un guadagno sul lungo periodo: insomma, investire nelle opere d’arte è un modo per fare davvero buoni affari. Fondamentale sarà allora essere ben informati sul funzionamento del sistema del mercato dell’arte, facendo riferimento anche, qualora fosse necessario, al mondo della consulenza (ormai per altro gran parte degli istituti di credito nazionali e internazionali offrono consulenza anche sull’arte, che viene riconosciuta a tutti gli effetti come un asset alternativo utile alla diversificazione del patrimonio).
La situazione pandemica ha creato un forte senso di precarietà e incertezza verso qualsiasi tipo di investimento, mostrandosi come una complessa sfida da affrontare sul mercato non solo dell’arte ma a 360 gradi.
Qualche dato
Deloitte nel suo report del 2021 ha mostrato come vi sia stata una stabilizzazione del mercato nel corso del secondo semestre dell’anno scorso, grazie anche all’introduzione del digitale. La digitalizzazione a cui è stato forzato il mondo dell’arte – un mondo in cui i rapporti umani e la fruizione personale degli ambienti in cui l’arte si scambia è ancora essenziale ed imprescindibile – ha permesso in realtà di recuperare quel gap che ormai si era inevitabilmente creato rispetto al resto del mondo del business contemporaneo, generando situazioni del tutto inedite. Il passaggio all’online ha perciò permesso di colmare le grosse lacune digitali che affliggevano il sistema dell’arte, rendendolo così più sicuro agli occhi degli investitori e aprendo il mercato anche a nuovi stakeholders.
L’acquisto di opere d’arte online negli ultimi anni è diventato infatti un business di notevoli proporzioni. Le piattaforme online consentono di reperire dati e informazioni sull’opera che si vuole acquistare permettendo in alcuni casi anche di partecipare alle aste o acquistare da gallerie internazionali.
Nel caso delle aste d’arte online, per esempio, alla domanda riguardo al futuro delle vendite in rete, il 94% delle case d’asta intervistate prevede un aumento delle vendite online nei prossimi cinque anni, mentre nessun intervistato ne prevede un possibile calo. Questo perché il settore delle aste digitali per la prima volta ha raddoppiato il proprio valore rispetto all’anno precedente (nel 2020 le vendite in aste online hanno rappresentato il 25% delle vendite totali contro il 9% dell’anno precedente). Allo stesso modo, l’intero mercato dell’arte cosiddetto secondario prevede che l’aumento delle vendite online nel settore rimarrà sostenuto, aspettandosi anzi un aumento.
A questo si aggiunge che, nonostante le continue interruzioni durante il 2020, le vendite ai collezionisti privati sono state dominanti, così come negli anni precedenti. Di questi, secondo una serie di interviste presentate nel ART+TECH Report di marzo, l’80% ha comprato arte online almeno una volta. Gli acquisti principali sono stati dipinti e fotografie, di cui più della metà di produzione di giovani artisti. Questo è un altro dato molto importante e interessante: il 40% dei giovani collezionisti d’arte sotto i quarant’anni prevede di comprare più arte online nel corso di quest’anno e sono anche coloro che acquistano online principalmente giovani artisti contemporanei, circa il doppio rispetto ai gruppi di altre età. Vediamo il caso Kooness per esempio: nel corso di quest’ultimo anno le vendite attraverso la piattaforma sono triplicate e gli users sono quadruplicati, di cui la gran parte hanno meno di 45 anni.
I quadri come investimento: come si fa a capire se un quadro è di valore?
Per poter decifrare il valore di un’opera d’arte, qualsiasi sia il periodo storico a cui essa appartiene o il genere di opera, è essenziale avere un minimo di dimestichezza e competenza nel settore per evitare di incappare in spiacevoli esperienze. Soprattutto nel caso in cui il valore dell’opera che si sta valutando di acquistare fosse particolarmente elevato, le accortezze in fatto di analisi non sono mai troppe.
Pertanto, se si è alle prime armi e ci si sta approcciando per la prima volta al mondo del mercato dell’arte, potrebbe risultare molto utile affidarsi ad esperti del settore e di due diligence in grado di valutare l’autenticità e il valore effettivo dell’opera che si ha davanti. Si sta sempre più allargando infatti il settore degli esperti che forniscono consulenze sulla due diligence per l’arte a collezionisti privati, art lawyers, wealth managers, family offices, case d’aste e fiere.
Il caso che certamente ha fatto più clamore, e da cui è stato tratto il docu-film “Made you look: A true story about fake Art”, è stato il caso di una delle gallerie d’arte storiche di New York in pieno centro a Manhattan, la Knoedler Gallery, che nel 2011 ha chiuso i battenti dopo aver venduto un numero impressionate di falsi spacciati per originali di artisti molto quotati quali Rothko, Pollock, Motherwell, per un totale di oltre 80 milioni di dollari. Le opere in questione erano totalmente sprovviste di certificato di autenticità e di documentazione, ma la tecnica e i materiali utilizzati per realizzarle avevano convinto la Freedman, proprietaria della galleria, ma anche una serie di esperti, critici e storici rinomati. Diverse analisi di laboratorio condotte in seguito, portate avanti dalla International Foundation for Art Research e dalla Dedalus Foundation, hanno evidenziato una totale discrepanza tra i materiali utilizzati nei dipinti falsificati e quelli autentici, causando così una serie di denunce che hanno portato alla chiusura della galleria nel 2011.
Si tratta ovviamente di un caso estremo che proprio per la sua straordinarietà a fatto molto scalpore, ma mette in luce come spesso anche i più esperti possano rimanere ingannati da un falso attribuendone un valore non reale, pertanto è essenziale fare sempre molta attenzione passando sempre per enti che garantiscono le certificazioni di autenticità necessarie. Esistono infatti due tipi di falsi, quelli creati ex novo e quindi copie di originali, oppure possono esserci tentativi di aumentare le stime delle opere di artisti minori apponendovi firme di artisti maggiori. Oggi per fortuna, rispetto al passato, vi sono appunto molti più strumenti e tecniche altamente scientifiche alle quali fare riferimento in caso di dubbio.
Nel caso delle opere d’arte contemporanea bisogna invece sempre fatte attenzione che sia presente l’autentica; nel caso in cui non fosse presente, l’elemento determinante per valutarne il valore sarà allora la firma dell’autore.
Il valore di un’opera d’arte non è chiaramente determinato solamente dai valori intrinseci dell’opera che si sta considerando, ma anche (e talvolta soprattutto) da elementi esterni come la modalità di vendita, la piazza d’offerta, la regolamentazione fiscale e la liquidità sui mercati finanziari.
Collezioni che acquistano valore
Deloitte e ArtTactic, nella settima edizione del report internazionale Art & Finance 2021, hanno approfondito più nel dettaglio quali sono i nuovi bisogni dei collezionisti e come i servizi di Art Wealth Management stiano rispondendo in maniera adeguata ad essi. Come viene specificato all’interno del report, pur non esistendo precedenti di crisi pari a quella pandemica in corso, i dati descrittivi di trend storico pre-covid possono comunque essere estremamente utili ed indicativi per rappresentare un riferimento per il futuro e un punto di arrivo da cui partire con l’elaborazione di nuove strategie.
Mettendo allora a confronto, per esempio, il trend dei prezzi degli artisti italiani che più vanno per la maggiore con gli indici degli immobili ne emerge che, sia sulla scena nazionale che internazionale, le opere riconosciute per qualità e valore “battono” gli immobili e non superano solamente di poco il valore dell’oro.
Alla domanda, dunque, se sia il momento giusto per investire nell’arte, la risposta non è solamente positiva, ma anzi è forse il momento più giusto degli ultimi decenni proprio per questa concomitanza di fattori favorevoli sopra elencati. Investire in questo momento nell’arte è una mossa che certamente ripagherà nel futuro, permettendo anche una diversificazione del proprio capitale includendo nuovi beni rifugio.
Foto di copertina: Artissima Fair. Photo Perottino – Piva – Bottallo. Courtesy Artissima
Scritto da Noemi Forte
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