È molto ambizioso, si ispira a Michelangelo e ha proposto la sua idea di arte attraverso un percorso condiviso con i suoi follower, che seguono in diretta ogni fase esecutiva delle sue opere. Dichiara orgogliosamente la sua origine ciociara ed è uno tra i più giovani artisti affermati a livello mondiale. Stiamo parlando di Jago, l'artefice di un nuovo modo di far rivivere una forma d'arte fra le più antiche come la scultura utilizzando i nuovi linguaggi espressivi contemporanei.
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JAGO, all'anagrafe Jacopo Cardillo, dopo aver abbandonato gli studi all'Accademia di Belle Arti ha vissuto e lavorato in Italia, Cina, Grecia e Stati Uniti, dove ha anche tenuto una masterclass e diverse lezioni nel 2018 in qualità professore ospite presso la New York Academy of Art.
Jago, le opere
Habemus Hominem
A 24 anni, presentato dalla storica dell'arte Maria Teresa Benedetti, è stato selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia. L’opera era un busto di Papa Benedetto XVI (2010), che fu successivamente premiato con la Medaglia Pontificia. Questa scultura giovanile intitolata Habemus Hominem, è stata rivista dal suo creatore nel 2016: spogliata dei suoi abiti e paramenti liturgici la figura del papa è stata riproposta con un dolce volto sorridente su un busto scarno ed emaciato, a simboleggiare l'umanità della sua scelta di abdicare al soglio pontificio tornando ad essere semplicemente un uomo.
Venere
Profondamente umana, nonché incarnazione di un'ideale di bellezza lontanissimo dai consueti canoni estetici, è anche la Venere del 2017, un’altra delle opere più significative di Jago. La dea della bellezza è qui rappresentata come una donna anziana, la cui pelle segnata dal tempo, incisa di memorie vissute e custode di una grazia interiore viva ed autentica, dialoga con lo spettatore sul significato e sulla caducità della vita.
Figlio Velato
Trasferitosi a New York, Jago tiene una mostra all’Armory Show di Manhattan e, ispirandosi al Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, inizia a lavorare al suo Figlio Velato, un corpo di bambino disteso su una lastra marmorea, pietosamente coperto da un velo. In un'intervista all’Huffpost, l'artista ha confessato di avere amato profondamente l'opera di Sanmartino, per lui un punto di riferimento assoluto. “Era interessante poter partire da quell’immagine consolidata per portare una storia diversa. Il Cristo Velato è un uomo che consapevolmente si è sacrificato per il bene della collettività. Il Figlio Velato non è un santo, non è un’immagine religiosa. È un bambino, vittima della nostra inconsapevolezza e della consapevolezza di chi compie certi gesti. È un figlio, perché è di tutti”. Al rientro da New York lo scultore decide di riportare il Figlio Velato in Italia e donarlo alla città di Napoli. L’opera è esposta permanentemente presso la Cappella dei Bianchi della chiesa di San Severo fuori le mura nel rione Sanità, dove attualmente Jago risiede e lavora.
The First Baby
Un feto è invece il soggetto di The First Baby, una scultura di piccole dimensioni, sempre del 2019, destinata a entrare nella storia per il fatto di essere stata inviata nello spazio con destinazione Stazione Spaziale Internazionale. Prima di riportarla sulla terra nel 2020, il capo missione Luca Parmitano ha scattato una foto destinata a entrare nella storia. Molto si è infatti parlato di quel bambino di marmo raggomitolato in posizione fetale fluttuante nello spazio col globo terrestre sullo sfondo. Un'immagine di grande forza, poetica ed evocativa a un tempo.
Look Down
Look Down realizzata nel 2020 durante il lockdown e installata in piazza del Plebiscito a Napoli, è una citazione dell'opera che ha viaggiato nello spazio: un neonato gigante con un polso incatenato a terra. Il suo titolo, giocando sul suono del termine lockdown, è un invito a guardare verso il basso, look down appunto, e a riflettere sui molti che, incatenati a una condizione miserevole, sono stati segnati più drammaticamente della pandemia. A due mesi dall'istallazione dell'opera, una notizia di cronaca riportava di alcuni ragazzi che, filmandosi su Tiktok, prendevano a calci la scultura. Anche in questa occasione Jago ha mostrato grande sensibilità e capacità comunicativa invitando i giovani vandali nel suo studio per mostrare loro la bellezza nascosta dietro la realizzazione di una scultura. Dopo sei mesi, senza fornire spiegazioni, l'artista ha deciso di trasportare e abbandonare Look Down in una zona dell'Emirato Arabo di Fujairah limitandosi a indicare le coordinate geografiche della nuova collocazione (25°22'08.6"N 56°02'57.7"E) e pubblicando successivamente un breve video del bambino di marmo rannicchiato nelle sabbie del deserto.
Pietà
La Pietà è l’opera più recente di JAGO ed è una potente e drammatica trasposizione del tema religioso in chiave moderna. Diversamente dalle canoniche Pietà, la scultura mostra al posto della Vergine un uomo dal volto straziato che sorregge il corpo di un adolescente. All'inaugurazione dell'opera, avvenuta nell'ottobre del 2021 nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli Artisti, in piazza del Popolo a Roma, la critica e storica dell’arte Maria Teresa Benedetti è intervenuta con queste parole: “L’opera testimonia con forte senso di realtà la sofferenza dilagante del nostro mondo, privilegia l’aspetto umano del dolore nel grumo drammatico dei due corpi inscindibilmente uniti in un tragico destino”.
Mostra The Exhibition - Palazzo Bonaparte Roma La Pietà, insieme al Figlio Velato, alla Venere, ad Habemus Hominem e ad altre sculture (fra le quali Memoria di Sé, Excalibur e Apparato Circolatorio) è esposta ancora per pochi giorni a Palazzo Bonaparte a Roma nella mostra The Exhibition, curata dalla stessa Benedetti, che chiuderà i battenti il 3 luglio 2022. All’interno della sede espositiva è stato anche allestito un laboratorio dove Jago è intento a lavorare alla sua prossima imponente scultura. Condividere con i visitatori l’intero work in progress è un'esperienza che l'artista mette in scena da anni attraverso i canali social e che ha fatto di lui un fenomeno della comunicazione. Grazie anche a un team che lo assiste in questa produzione digitale sui canali YouTube e Instagram, tutti possono infatti essere testimoni del suo intero processo creativo, dall'ideazione di un'opera fino alla sua esposizione. Jago, il cui profilo @jago.artista conta più di 600mila followers, ha fatto scuola nell'utilizzo del linguaggio digitale indirizzando l'attenzione del suo vasto pubblico su una disciplina artistica considerata classica come la scultura. Celebrato dalla critica e dai suoi ammiratori come un grande artista contemporaneo per le sue capacità, Jago sovverte l'idea che la scultura di questo secolo si debba necessariamente svincolare dalle tecniche tradizionali dei grandi scultori del passato. Un novello Michelangelo dunque, perfettamente calato nell'era dei social.
Cover image: Jago, Habemus hominem, 2009 / 2016. Marmo, 60x35x69 cm. Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi (NA) – Photo by Francesco Bertola
A cura della redazione di Kooness