“In tutta la storia della fotografia ci sono sempre stati fautori del mezzo come opera d’arte e come veicolo di idee insieme a pittura e scultura, ma mai tanti o tanto chiassosi come oggi”. (Charlotte Cotton, La fotografia come arte contemporanea, Einaudi, 2010)
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“Appare evidente che siamo soggetti a un’inflazione d’immagini senza precedenti. Questa inflazione non è solo l’appendice di una società ipertecnologica, ma anche il sintomo di una patologia culturale e politica, in seno alla quale irrompe il fenomeno post-fotografico”. (Joan Fontcuberta, La furia delle immagini, Note sulla postfotografia, Einaudi 2018.
Viste queste premesse, in un’epoca di sovrabbondanza visuale, cerchiamo di fare un pò di chiarezza intorno al concetto di “fotografia d’autore” contrapposta alla mera fotografia o alle immagini catturate da internet.
1. Che cos’è la fotografia d’autore e qualche esempio.
La fotografia d’autore, rispetto all’accentuata smaterializzazione delle immagini nella nostra società ipermoderna, non dissolve la nozione di originalità, verità e memoria. Infatti, una fotografia d’autore si considera tale se rappresenta il risultato di una scelta creativa del fotografo, vale a dire se il fotografo è andato oltre la mera rappresentazione della realtà. Qualsiasi scelta ragionata ed eseguita dall’autore - per esempio la scelta delle lenti, l’inquadratura, la disposizione delle luci, la sistemazione del soggetto o del fotografo, il contenuto narrativo, la composizione dell’immagine, lo scatto, la post produzione - possiede intrinsecamente il requisito della creatività. Nella fotografia contemporanea “tableau vivant” - anche descritta come “messa in scena” - gli elementi raffigurati e anche la precisa angolazione della macchina fotografica sono studiati in anticipo. Al contrario, una fotografia d’autore può essere anche il frutto di un’intuizione fulminea. Oppure, cosa ancora più elettrizzante, oggetti abbastanza comuni e quotidiani della vita di ogni giorno possono esseri resi straordinari dalla fotografia d’autore. L’importante è che il fotografo trasmetta nello scatto la propria fantasia, gusto personale o sensibilità. Fotografie che veicolano messaggi o concetti, filosofie estetiche, sono da considerarsi fotografie d’autore. Bella o brutta, scadente o strepitosa, se la fotografia è il risultato di una scelta creativa del fotografo, viene considerata come legittima opera fotografica. Non sono infatti lo stile o la scelta del soggetto a determinare le caratteristiche salienti della fotografia artistica attuale, piuttosto le motivazioni e le diverse pratiche di lavoro del fotografo. Gli esiti visivi non hanno niente a che vedere con il valore artistico dell’opera. Sono le idee a fare della fotografia “semplice” una fotografia d’autore.
L’artista canadese Jeff Walls (1946) è uno dei principali artefici, a partire dagli anni Ottanta del XX secolo, della fotografia messa in scena. Come coltivatore di immagini nel tempo e orchestratore, Walls costruisce scene fotografiche come fossero pitture rinascimentali o set cinematografici.
Diversamente, per il francese Henry Cartier-Bresson (1908 - 2004) la fotografia è la risultante di un kairos, dell’allineamento fortuito di fotografo, apparecchio e scena data nella realtà. Bresson, anziché manipolare, scatta in un gesto simile allo scoccare della freccia da parte del cacciatore.
La fotografia giocosa e concettuale del duo svizzero Peter Fischli e David Weiss eleva oggetti comuni, come una grattugia e delle verdure fresche, a soggetti interessanti e inaspettati per realizzare fotografie still life in studio.
Nel libro “Lezioni di Fotografia” (Quodlibet, 2009) - che è la trascrizione delle lezioni di fotografia tenute dal maestro della fotografia italiana Luigi Ghirri (1943-1992) all’Università del Progetto di Reggio Emilia tra il 1989 e il 1990 - la fotografia è intesa come modo di relazionarsi col mondo. Per Ghirri, il segno del fotografo, la sua storia personale, sono forti e, determinante, è trovare il punto di equilibrio tra mondo interno e mondo esterno - ovvero la cosiddetta “soglia” o inquadratura. La fotografia d’autore è infatti un dispositivo di selezione e attivazione.
2. La fotografia d’autore dagli anni Cinquanta.
È proprio a partire dal 1950 che tra i fotografi si afferma un nuovo approccio: il desiderio di trasformare il tradizionale incarico su commissione per una rivista in un progetto personale, quanto più originale e distintivo. Molti artisti sono accumunati dall’interesse per tematiche sociali, per i cambiamenti che investono la società italiana e internazionale. Rispetto alla fotografia umanista di Henry Cartier-Bresson, lo sguardo si fa più critico e puntuto. Dal “cogli l’attimo” all’indagine politica della realtà, la nuova estetica fotografica scardina tutte le certezze del passato. Si utilizzano macchine fotografiche leggere e maneggevoli - come la Leica - per afferrare con rapidità il presente. Si rincorre l’effetto mosso, ci si affida alla luce disponibile, compaiono la grana grossa e i dettagli ironici. Tra gli anni Sessanta e Settanta, i fotografi si muovono rapidi mettendo a fuoco in fretta, quasi passando inosservati. “Quasi” perché il loro volto, quando dietro al mirino della macchina fotografica, non viene mai completamente oscurato. Mentre un occhio è intento nello scatto, l’altro può vagare alla ricerca del “momento decisivo”.
È il momento di fare qualche nome con una breve carrellata di immagini - dal padre della Street Photography
William Klein, L’esploratore ironico e anticonformista delle strade.
Bruce Davidson, il fotografo Magnum che cattura lo spirito delle gang del Dopoguerra
Robert Frank, regista e autore del celebre, sorprendente e freschissimo libro fotografico “The Americans”
René Burri, il fotoreporter svizzero e “ritrattista” di Picasso e Che Guevara
Will McBride, taletuoso fotografo di reportage e fotografo d’arte, pittore e scultore
Bruno Barbey, l’iconico fotografo umanista franco-marocchino, “formidabile architetto visuale”
Gianni Berengo Gardin, il più celebre e impegnato tra i fotografi e fotoreporter italiani
Per un approfondimento sulle recenti mostre di fotografia in Italia - anche di autori cruciali per la fotografia d’autore dagli anni cinquanta - e sui concorsi internazionali di fotografia così come sulle nuove uscite, tra libri fotografici e saggi di critica, si può navigare il sito a questo link.
Vediamo ora alcuni aspetti tecnici della fotografia d’autore.
3. Dove comprare la fotografia d’autore?
La fotografia d’autore è entrataa pieno titolo nel sistema economico dell’arte come mercato inesauribile - grazie soprattutto alla vendita dei multipli d’autore - di fascia intermedio-alta. La fotografia d’autore si vende veramente e la sua rendita è ottimale.
Dai marketplace online ai luoghi fisici, la fotografia d’autore si può trovare e acquistare in diverse tipologie di luoghi, dalle gallerie private specializzate in fotografia agli spazi artistici indipendenti, alle istituzioni pubbliche, alle fiere di settore e alle aste, ai musei di tutti i principali centri culturali e artistici. Oggi, sono gli stessi siti che vendono opere d’arte online ad offrire un mercato della fotografia d’autore. Che sia per arredare casa o per passione da collezionista, è facile trovare immagini fotografiche di qualità, con soggetti vari - dalle stampe astratte fino a quelle vintage, da poche centinaia di euro fino a quotazioni stellari. Le differenze le fanno gli autori, ma soprattutto i formati e, immancabilmente, le tirature delle edizioni. Decidere di stampare 10 copie di una foto da vendere a 5.000 euro ciascuna non equivale a stamparne 1.000 da vendere a 50 euro ciascuna. La tiratura limitata, sia che si voglia fare un piccolo investimento sia che si abbia a disposizione un certo budget è sicuramente da preferirsi. Mentre il discorso sulle stampe vintage è un pò più sottile e complicato. Moltidei vintage di grandi autori del XX Secolo che sono in circolazione sono prodotti di qualità dubbia, perché non è la qualità estetica a caratterizzare il vintage. Si tratta infatti di stampe prodotte entro massimo tre anni dallo scatto, ma nelle condizioni magari non ottimali. L’interessante aneddoto di William Klein è che le foto che sciacquava nella vasca da bagno ora le chiamano vintage prints e costano parecchio. La verità è che, spesso, solo con le tecniche di stampa attuali si riescono ad ottenere le intense scale di bianchi e di neri, evitando foto ormai compromesse che virano al magenta.
Esplora la sofisticata fotografia dell’inglese Richard Heeps (1965) su Kooness.com
4. La disciplina del diritto d’autore tutela le fotografie d’autore?
Le fotografie d’autore sono da considerarsi a pieno titolo “opere dell'ingegno di carattere creativo” perché, oggi, l'unico requisito che si richiede per la protezione è che l’opera fotografica sia originale ed espressa in qualunque forma o modo. Sono dunque oggetto di tutela da parte della Legge 22 aprile 1941 n. 633 sul diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio. Il nostro ordinamento distingue infatti tre diversi tipi di fotografie. Le fotografie d’autore, o opere fotografiche (art. 2) che hanno piena tutela da parte del diritto d’autore. Le semplici fotografie, o mere foto (art. 87) che si dividono in varie tipologie: foto o immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale o della vita sociale; foto di opere d’arte e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche. Infine ci sono le fotografie meramente documentali, o riproduzioni fotografiche (art. 87. comma 2) che non trovano tutela come opere dell’ingegno. Spetta al fotografo il diritto esclusivo di riproduzione, diffusione e spaccio della fotografia fino a 20 anni dalla produzione della foto a condizione che riportino certe specifiche indicazioni. Il nome del fotografo, la data dell’anno di produzione della fotografia, il nome dell’autore dell’opera d’arte fotografata (nel caso in cui si tratta di opera d’arte).
5. Quanto dura il diritto d'autore sulle opere fotografiche?
Il diritto d’autore nasce immediatamente con la creazione dell’opera, senza che sia necessario riportare in calce il nome del fotografo oppure il simbolo del copyright, che non corrisponde concettualmente al diritto d’autore. Rispetto alle opere “post-fotografiche” che circolano in rete, che invadono tutti i nostri social network e cellulari, distruggendo i concetti di proprietà e autorialità, le fotografie d’autore, sono protette alla stessa stregua di un dipinto, di una scultura, di un libro o di qualsiasi altra opera dell’ingegno protetta dal diritto d’autore. La foto artistica è protetta (diritti economici) per 70 anni dalla morte dell’autore. Quest’ultimo vanta non soltanto i diritti patrimoniali sull’opera (diritto esclusivo di riproduzione, distribuzione, comunicazione al pubblico etc.) ma anche i diritti morali. In particolare, l’autore vanta il diritto di paternità e quello di opporsi a modificazioni dell’opera che pregiudichino il suo onore o la sua reputazione. Scaduti i diritti di utilizzazione economica, l’opera è di pubblico dominio.
Immagine di copertina: Bruno Barbey, dalla serie “Les Italiens”, 1964, stampa vintage, 20 x 30 cm, © Bruno Barbey.
Scritto da Petra Chiodi