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Nell'antichità celebrava le gesta eroiche dei cavalieri, nell'era moderna è diventata testimone di eccidi sempre più insensati, facendosi strumento di denuncia sociale: l'arte si è spesso cimentata con la rappresentazione della guerra, in ogni momento della storia. Vi proponiamo 5 capolavori che l’hanno raffigurata attraverso i secoli.
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Battaglia di San Romano - Paolo Uccello
La prima opera che vi proponiamo è il grande trittico intitolato Battaglia di San Romano dipinto da Paolo Uccello (1438 ca) e oggi dislocato in tre differenti sedi. Il ciclo commemora la vittoria di Firenze su Siena descrivendo le diverse fasi della battaglia che si svolse nel 1432: Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini (National Gallery Londra), Disarcionamento di Bernardino della Carda (Uffizi Firenze), Intervento decisivo a fianco dei fiorentini di Michele Attendolo (Louvre Parigi). Da un punto di vita stilistico quest'opera assume un significato fondamentale per l'utilizzo sperimentale e rivoluzionario della prospettiva con più punti di fuga, motivo per il quale Paolo Uccello fu molto apprezzato dai suoi contemporanei. La bellezza della campagna toscana sullo sfondo, l'uso di colori luminosi e intensi, un gusto decorativo per il dettaglio e l'impiego di effetti luministici di grande realismo come nelle armature dei cavalieri, che in origine dovevano essere ricoperte da una lamina d'argento (di cui resta ancora traccia nella tavola fiorentina), rendono questa battaglia sfarzosa, dando l'impressione di assistere a una sorta di torneo cavalleresco. Ma è solo scrutando l'opera da vicino che alcuni particolari rivelano l'orrore della guerra, in un caotico incrociarsi di lance e di corpi senza vita dai quali sgorga il sangue nella polvere. Come scrisse Ennio Flaiano nel 1971 in una magnifica introduzione ai Classici dell'arte Rizzoli".... vista dall’alto, una battaglia può sembrare una festa campestre, vista dal combattente è soltanto confusione, paura e dolore".
Conseguenze della guerra - Pieter Paul Rubens
Questa grande opera, conosciuta anche come Orrori della Guerra, è stata realizzata da Pieter Paul Rubens nel 1637 ed è oggi conservata alla Galleria Palatina di Firenze, all'interno di Palazzo Pitti. Il grande artista usa qui un soggetto allegorico per rappresentare gli orrori della Guerra dei Trent'anni che martoriò l'Europa centrale nella prima metà del '600. La tela si distingue per lo straordinario dinamismo caratterizzato da una forza che muove da sinistra verso destra travolgendo tutte le figure presenti sulla scena. Nella parte centrale del dipinto Venere (dea dell'amore) tenta invano di trattenere Marte (dio della guerra) il quale, nello sfuggirle, travolge due figure femminili, l'Armonia e la Carità, e una maschile con in mano uno strumento che rimanda all'architettura. Sul lato sinistro si scorgono il tempio di Giano con le porte spalancate (solitamente chiuse in tempo di pace) e una donna disperata vestita di nero che incarna l’Europa, mentre a destra incombono minacciose la Peste e la Carestia. Questo capolavoro, trionfo della pittura barocca, fu commissionato a Rubens dall’amico e pittore Justus Sustermans, pittore di corte di casa Medici. Il significato allegorico dell'opera fu descritto con grande precisione dall'artista fiammingo in una lettera d'accompagnamento recapitata all'amico insieme al dipinto il 12 marzo 1638. Rubens, impegnato al tempo anche nell'attività diplomatica, definisce la figura di Europa "infelice, la quale già per tanti anni soffre le rovine, oltraggi e miserie, che sono tanto nocive ad ognuno". La guerra che dilaniava il continente fu infatti una delle più lunghe e distruttive della sua storia e le atrocità ebbero fine soltanto dopo trent'anni di conflitti, nel 1648.
3 maggio 1808 - Francisco Goya
Definito da alcuni esperti come la prima opera d'arte moderna, il dipinto 3 maggio 1808 giacque dimenticato per molti anni prima di essere esposto al Prado nel 1872. Di fronte a questo quadro, a distanza di anni, gli spagnoli rivissero emotivamente la tragica sorte dei loro connazionali che tentarono di resistere alle truppe napoleoniche. Ci troviamo di fronte a un nuovo modo di raffigurare gli orrori di un conflitto, che marca il passaggio da una rappresentazione pittorica della guerra in termini celebrativi a un crudo realismo che influenzerà il genere negli anni a venire. Nella tela viene raffigurata una spietata esecuzione dove le vittime spagnole si trovano davanti ad un plotone composto da truppe francesi durante la guerra d'indipendenza spagnola. Sul personaggio al centro della scena sono stati versati fiumi di inchiostro: il povero contadino in camicia bianca rappresenta infatti una straordinaria figura di antieroe e la sua posa è simile a quella di un Cristo in croce. I cadaveri ai suoi piedi e la disperazione dei suoi compagni di sventura, illuminati dalla lanterna, si contrappone alla spietata aggressività dei soldati, tutti invece avvolti nell'ombra e con il volto celato. Un contrasto che concorre alla carica emotiva di quest'opera, emblema dell'irrazionalità e della disumanità della guerra.
Trittico della guerra - Otto Dix
Der Krieg è un monumentale trittico che Otto Dix cominciò a dipingere nel 1929, a poco più di dieci anni dalla fine della Prima guerra mondiale. Nel polittico, conservato nella Galerie Neue Meister di Dresda, Dix riversa l'angoscia vissuta nella sua esperienza diretta nel conflitto, elaborando con rara profondità gli sconvolgimenti causati da questa tragica vicenda. L'opera, una delle vette più alte della pittura realistica del XX secolo, è composta da una struttura lignea suddivisa in quattro pannelli che richiama l'impostazione di una pala d'altare, ma anziché rappresentare temi sacri riporta impressionanti scenari di guerra. Partendo da sinistra, in questa tragica via crucis priva di speranza vengono raffigurati dei soldati in partenza per la guerra, avvolti in una fitta nebbia sotto un cielo che preannuncia tempesta. Il passo successivo è il paesaggio destrutturato dalle esplosioni che occupa il pannello centrale, cosparso di macerie e disseminato di corpi dilaniati, sopra cui incombe uno scheletro appeso a delle travi d'acciaio, con l'indice proteso verso il campo di battaglia. Nel pannello di destra è invece raffigurato un soldato mentre, con il volto contratto in una smorfia, cerca di portare in salvo un commilitone ferito. Un disperato tentativo di sottrarlo alla morte che, come rimarcano anche le salme nella predella, è il destino di tutti gli attori di questa immane tragedia. Non c'è nulla di epico negli scenari evocati da Otto Dix, nulla di nobile o cavalleresco nella figura dei combattenti. L'individuo è annientato, spazzato via dall'orrore senza fine e dalla desolazione di una follia collettiva che non distingue fra buoni e cattivi.
Guernica - Pablo Picasso
Concludiamo questa galleria con un celeberrimo dipinto che si è fatto simbolo dell'arte di denuncia contro la guerra: Guernica di Pablo Picasso. L'opera fu commissionata dal Governo Repubblicano per essere esposta nel padiglione spagnolo all’esposizione universale di Parigi svoltasi nel 1937. Nello stesso anno l'artista iniziò a lavorare al murale prendendo ispirazione dal racconto di George Steer sul massacro avvenuto a Guernica, dove i bombardieri nazisti in appoggio alle truppe del generale Francisco Franco rasero al suolo la città durante la guerra civile spagnola. Dopo l'Esposizione universale, Guernica, su esplicita richiesta di Picasso, non tornò in Spagna fino alla caduta del franchismo e iniziò un tour nei più importanti musei americani ed europei contribuendo a sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale sulle conseguenze tragiche della guerra. Le dimensioni monumentali dell'opera (3,5 metri di altezza per 7,8 metri di larghezza) amplificano l'impatto e la drammaticità del soggetto, così come la scelta di non usare il colore ma esclusivamente la gamma monocromatica in bianco e nero. Dipinto in stile cubista e carico di immagini simboliche, Guernica costituisce una sorta di manifesto contro l'insensatezza delle atrocità provocate dai conflitti di tutti i tempi, arrivando dritto al cuore dell'osservatore.
A cura della redazione di Kooness
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