Caro Giorgio, eccoci qui per una breve conversazione. Nel 2017 con Gianna Scroppo hai aperto una preziosa galleria vicino a Torino, nel comune di Chieri. Anche tu sei un fotografo e hai deciso di concentrarti su questo mezzo in tutte le sue potenzialità. Come è nata l'idea dell'avventura di una galleria?
Tutto nasce nel 1980 quando mi fu regalato il libro Dentro le casedi Berengo Gardin, rimasi affascinato nel vedere come la fotografia poteva essere uno strumento per raccontare e documentare la vita quotidiana e gli avvenimenti.
Sono passati 40 anni e ancora oggi non esco di casa senza una macchina fotografica, il mio archivio conta migliaia di immagini, e anche i libri sono diventati centinaia, tutti legati alla fotografia umanistica e documentaristica.
Anche la nostra collezione oggi conta un centinaio di fotografie dai primi del 900 ad oggi, tutte rigorosamente in bianco e nero e soprattutto analogiche.
Nel 2017 dopo aver frequentato per anni fiere e mostre abbiamo capito che era giunto il momento di aprire la nostra galleria, con lo scopo di divulgare la fotografia partendo dai grandi nomi fino ad arrivare a fotografi sconosciuti, legati fra loro dalla stessa visione che per noi è assolutamente imprescindibile, essere fedeli al termine fotografiache deriva dal greco φῶς, luce e γραϕία, grafia, cioè“scrittura con la luce”
Negli anni abbiamo assistito all’evoluzione del digitale, oggi questa tecnologia riesce a creare stampe di qualità addirittura superiore alle fotografie analogiche.
Noi non abbiamo nulla contro il digitale, che utilizza la luce per sensibilizzare un sensore invece di una pellicola, ma è nel passaggio finale che viene snaturato il termine fotografia, ciò che esce da una stampante non è fotografia, manca la componente luce, non c’è l’intervento creativo/artigianale del l’uomo/artista, è una macchina che crea la stampa per cui dovrebbe essere chiamata stampagrafia.
Entrambi sottolineate l'importanza della selezione dei vostri fotografi sia per l'estetica dei loro lavori, che per la grande attenzione ai dettagli che questi artisti hanno nei confronti del loro mezzo. Questo uso accurato della fotografia è il motivo per cui la vostra galleria ha una competenza sulle antiche tecniche di stampa? Quali sono queste tecniche?
Il nostro motto è “solo se esce da una bacinella è fotografia”. A questo va aggiunto che selezioniamo solamente fotografia in bianco e nero. Le tecniche vanno dall’albumina all’ambrotipia passando per i sali d’argento fino al platino-palladio e oltre, come la tecnica Van-Dike e il collodio umido, la gomma bicromata ed ecc..
Fine-art images Gallery si occupa di fotografi di diverse generazioni e che raccontano vari argomenti - dalla vita quotidiana ai paesaggi, dalla guerra ai nudi. Come scegliete i fotografi da rappresentare?
Domanda da 1 milione di $!!! Io modificherei la domanda in Come scegliete le fotografie da rappresentare?
Noi non scegliamo il fotografo ma i suoi scatti, non ci interessa sapere se ha già fatto mostre o quanto è lungo il suo curriculum, noi vogliamo emozionarci quando guardiamo le sue foto.
Al MIA Photo Fair 2019, il primo giorno di apertura della fiera dopo meno di un quarto d’ora, un collezionista passa davanti al nostro stand e vede uno scatto stampato al platino palladio di un paesaggio su carta giapponese da 17 grammi al metro quadro, non ha chiesto né chi fosse l’autore né il prezzo, la voluta subito. Questa è la nostra filosofia, emozionare le persone.
Se il fotografo ci interessa ma scatta in digitale, partendo dal file originale tramite un’apparecchiatura chiamata Filmrecorder, viene creato il negativo su pellicola o lastra.
A questo punto siamo neanche alla metà della selezione, adesso entra in gioco la qualità!
Richiediamo al fotografo la massima qualità sul sistema di stampa, il tipo di carta, i bagni conservativi, il passpartout e la cornice che deve essere rigorosamente fatta a mano. Per finire si passa alla tiratura dell’opera che non deve superate i sette esemplari, anche se preferiamo serie di tre o addirittura il singolo esemplare. A questo punto se tutti i requisiti sopra elencati vengono soddisfatti, possiamo iniziare a collaborare con il fotografo. Sappiamo di chiedere molto ai nostri fotografi, ma siamo convinti che questa è la strada giusta. Il collezionista è disposto a spendere ma in cambio vuole il meglio che una galleria gli possa offrire, ma soprattutto vuole essere sicuro della serietà dell’artista e del gallerista.
La tua ultima mostra è stata una personale con Enrico Minasso, dal titolo “Mutazioni”, è stata l'ultima volta che hai aperto una mostra al pubblico? Come è andata la mostra?
“Mutazioni” conclusa a metà gennaio è stata l’ultima mostra aperta al pubblico, un’esperienza incredibile! Quando credi di aver visto tutto in fotografia, scopri che gli scatti di Enrico Minasso stravolgono il significato di “fermare il tempo”.
La mostra si componeva di alcuni scatti risalenti al 2005 di uno shooting in studio in cui vengono effettuati alcuni scatti con Pellicola Polaroid-55 positivo/negativo. Il negativo non viene sottoposto al bagno di fissaggio e la “MUTAZIONE” ha inizio. Negli anni, la pellicola si trasforma sotto la naturale azione chimica, modificando in continuazione l’aspetto dell’immagine.
Potremo dunque ancora pensare alla fotografia che ferma e rende eterna la figura?
Ogni serie si compone di tre elementi:
1. Un positivo Polaroid scattato nel 2005 (4”x5”)
2. Una prima stampa 18x24 cm effettuata nel 2010
3. Una seconda stampa 30x40 cm effettuata nel 2015
Ogni stampa è dunque unica e irripetibile, così come lo è ogni singola serie di queste immagini.
Oltre alla serie Mutazioni, la mostra prevedeva anche fotografie b/nai sali d'argento della serie “Il’aria”, nudi creati in esterno realizzati con una macchina a foro stenopeico. Il risultato che si ottiene con la fotografia stenopeica è un’immagine onirica, in cui le forme hanno contorni mai ben delineati, imperfetti, ed è proprio questa caratteristica a conferirne un elevato valore.
Com'è il mercato fotografico rispetto a quello dell'arte contemporanea?
Sono due mercati apparentemente uguali ma a mio avviso completamente diversi.
Per quanto riguarda il mercato italiano il divario è notevole, basti pensare al numero di fiere dedicate alla fotografia e quelle dedicate all’arte contemporanea. All’estero la fotografia ha raggiunto un’importanza pari a qualsiasi altra forma d’arte, sia per le cifre che i collezionisti pagano per un’opera fotografica che per il numero di fiere e aste dedicate ad essa dedicate. La fotografia ha il potenziale per poter crescere in Italia ma prima, bisogna creare la cultura della fotografia e poi quella della fotografia come forma artistica.
Mi spiego meglio: se io vado a vedere una mostra di un artista di qualsiasi corrente artistica, vado a vedere una mostra d’arte, se invece vado a vedere una mostra di un fotografo vado a vedere una mostra fotografica. C’è una netta distinzione tra le due!
Il mercato della “fotografia” è più che mai florido, basta guardare il risultato delle vendite delle più grandi case d’asta che vendono “fotografia”, parliamo di milioni di euro. In Italia, le gallerie che si occupano esclusivamente di fotografia si contano sulle dita delle mani, la maggior parte sono gallerie d’arte contemporanea che hanno aperto alla fotografia contemporanea e non alla “fotografia”, applicando tutte le regole del “Sistema dell’Arte”.
I galleristi devono vendere l’opera non l’artista, la fotografia non va interpretata come l’arte contemporanea, la fotografia è immediata! O piace o non piace. Ansel Adams diceva, “la fotografia è come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene.”
Ps. All’ultima asta di Sotheby’s New YorkThe Grand Tetons and the Snake River di Ansel Adamse stata venduta per 988.000 $, asta di fotografia che si è conclusa con un totale di 6,4 milioni di dollarie un tasso di venduto del 94%.
Nelle fiere le persone che decidono di acquistare la loro prima opera, lo fanno per il puro piacere estetico e un bravo gallerista deve saper esaltare la bellezza dell’opera, la tecnica usata e la cura con cui viene presentata e non decantare la visione dell’artista, questa, il più delle volte non viene neanche chiesta dall’acquirente.
Tra le tante e-mail che ci giungono in galleria mi è mai capitato forse un paio di volte di leggere “sono un artista”, quasi tutti di definiscono fotografi o fotografi Fine-Art. Molti di loro hanno un sito nel quale mostrano e spiegano il loro lavoro con tanto di listino prezzi, fanno l’elenco delle mostre che hanno fatto, dei premi che hanno vinto o i concorsi più o meno noti ai quali hanno partecipato. Vengono in galleria per proporre il loro lavoro ma quando gli chiedi in base a quale criterio optano per un tipo di tiratura o come hanno determinato il prezzo delle loro opere, rispondono che hanno fatto il confronto con il lavoro di altri fotografi, senza neanche conoscere il lavoro degli altri.
C’è ancora molto da fare in Italia se vogliamo che la fotografia venga considerata arte o forse, è meglio che questa distinzione non venga colmata.
Ps. Questo è il nostro modesto pensiero e non vuole mettere in discussione il pensiero degli altri.
Abbiamo parlato di come le fiere d'arte siano utili per la tua galleria, per condividere i tuoi artisti fuori dalla galleria. Hai avuto la possibilità di migliorare il dialogo con i tuoi collezionisti in altri modi durante questo ultimo anno?
Le piattaforme come Kooness ci hanno aiutato molto a mantenere una presenza sul mercato in questo ultimo anno, senz’altro saranno di vitale importanza nel futuro per poter raggiungere nuovi acquirenti e per migliorare il rapporto con i nostri clienti.