Alcuni l'hanno già definita la mostra del secolo. Mai infatti si era riusciti a riunire 28 opere del maestro più misterioso di sempre, un'impresa che difficilmente si ripeterà. E già a pochi giorni dall'apertura, la retrospettiva Vermeer allestita presso il Rijksmuseum di Amsterdam ha registrato il tutto esaurito.
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Taco Dibbits, il direttore del Rijksmuseum ha affermato: "la fragilità dei dipinti, insieme alla crescente concorrenza tra i musei per i prestiti, rende quasi certo che una mostra su questa scala non si ripeterà. Vedere tutte le opere insieme sarà un’esperienza che nemmeno Vermeer visse mai." Così la “Vermeer mania” è dilagata come un fiume in piena: la mostra dei record ha registrato 100.000 biglietti in prevendita e subito i ticket d'ingresso sono andati esauriti a pochi giorni dall'apertura. Non è bastato infatti estendere gli orari in fascia serale (fino alle 22 dal giovedì al sabato) per garantire una maggiore disponibilità di biglietti, considerata anche la scelta del museo di limitarne il numero per offrire un'esperienza più piacevole al visitatore. La direzione del museo di Amsterdam ha promesso però "di lavorare sodo per garantire a più persone di vedere la mostra", e raccomanda al pubblico di monitorare il loro sito web e i canali social in vista di novità. Nel frattempo, è notizia di qualche giorno fa, il portale del museo è andato in tilt a causa dell'enorme richiesta di biglietti extra, mentre su Ebay molti ticket d'ingresso sono stati rivenduti all’asta a cifre astronomiche.
Vermeer al Rijksmuseum - I prestiti
"Ora o mai più", questo deve aver pensato Dibbits, appena appreso che la Frick Collection di New York aveva annunciato dei lavori di ristrutturazione alla propria sede con conseguente chiusura al pubblico. Alla richiesta di prestito dei tre Vermeer in loro possesso, Concerto interrotto, Ufficiale con ragazza che ride e Fantesca che porge una lettera alla signora, la Frick ha dato quindi il via libera. Queste opere si sono aggiunte alle quattro già in possesso del museo di Amsterdam: La lattaia , La stradina di Delft , Donna in azzurro che legge una lettera e La lettera d'amore. Sono poi arrivati altri 21 capolavori del maestro, tutti olii su tela, provenienti da 14 musei dislocati fra Washington, New York, Londra, Edinburgh, Parigi, Frankfurt, Dublino, L'Aia, Dresda, Berlino e Tokyo. Fra questi: Il geografo , Donna con una bilancia/La pesatrice di perle, Il bicchiere di vino, Suonatrice di liuto, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, per un totale di 28. Quanto alle poche opere che mancano all'appello, alcune non hanno potuto essere trasportate per la loro fragilità, altre per precise volontà testamentarie, mentre l'assenza più dolorosa resta quella del Concerto a tre, perché trafugata nel 1990 dall'Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston. Il tutto è stato assicurato per un valore stimato di 3 miliardi di euro, cifra record se si considera l'esiguo numero di pezzi. Distribuita in 10 sale, la mostra è stata progettata dal designer francese Jean-Michel Wilmotte, che per accogliere le delicate atmosfere intime di Vermeer ha optato per pareti dai colori tenui. Tra i capolavori da vedere, oltre ai già citati, figura anche il dipinto più famoso del maestro, La ragazza con l'orecchino di perla, conosciuta anche come la Monna Lisa olandese, che rimarrà però in esposizione solo fino al 30 marzo per poi rientrare al Mauritshuis, a L’Aia.
Vermeer al Rijksmuseum - Nuove scoperte
In vista della mostra, un team di studiosi del Rijksmuseum ha collaborato a stretto contatto proprio con i colleghi del Mauritshuis e dell’Università di Anversa per condurre ricerche sui dipinti di Vermeer servendosi di tecnologie avanzate di ricerca. La squadra coordinata dall'italiana Francesca Gabrieli, utilizzando la tecnica dall'interminabile nome imaging iperspettrale di riflettanza nella gamma dell'infrarosso a lunghezza d'onda corta, ha portato alla luce pentimenti e cancellature in vari capolavori, fra cui La stradina di Delft e La lattaia, dove sono apparsi un porta brocche e un braciere successivamente coperti da un fondo neutro. I risultati di questi studi, che continueranno anche dopo la mostra, verranno presentati insieme a quelli condotti in altri musei, tra cui la National Gallery di Washington e il Mauritshuis dell'Aia, in un simposio internazionale al Rijksmuseum nel 2025. Da registrare anche l’uscita del volume Jan Vermeer. Faith, Light, and Reflection pubblicato dal Rijksmuseum a cura di Gregor JM Weber, Capo del Dipartimento di Belle Arti del museo stesso. In questa nuova biografia viene analizzata per la prima volta l'influenza che l'ordine dei gesuiti della chiesa cattolica esercitò su Johannes Vermeer, di educazione protestante. Particolarmente interessante lo studio sul probabile utilizzo da parte dell’artista della camera oscura, che la Compagnia di Gesù considerava uno strumento di osservazione della luce di Dio.
Vermeer al Rijksmuseum - il mistero continua
Della vicenda umana di Vermeer si sa assai poco. Visse tutta la sua esistenza a Delft, piccola città di provincia olandese, e a 21 anni sposò Catharina Bolnes, proveniente da una ricca famiglia cattolica. Oltre a dipingere, stimava e commerciava in opere d'arte. Basandosi sull'esiguo numero di dipinti da lui realizzati, si è calcolato che il maestro lavorasse molto lentamente, portando a termine due sole opere l'anno. Era solito utilizzare colori quasi puri, molto vividi e applicarli sulla tela con grande minuzia a punti piccoli e ravvicinati, con una tecnica nota come pointillé, così da creare meravigliosi effetti di trasparenza. I suoi soggetti preferiti, a parte qualche veduta della sua città, erano soprattutto scene di vita quotidiana dal carattere intimo. Nonostante i suoi lavori fossero apprezzati dai committenti, dovette sempre combattere con le difficoltà economiche e alla sua morte, avvenuta nel 1675 all’età 43 anni, lasciò la famiglia in una situazione finanziaria precaria per non dire disastrosa, tanto che la moglie, con 11 figli a carico, fu costretta a dichiarare fallimento. Per assurgere agli onori della critica, l’opera di Vermeer dovette attendere il XIX secolo, quando risvegliò l’interesse dello studioso francese Théophile Thoré-Bürger. Negli ambienti mondani di inizio '900 Johannes van der Meer divenne così un mito. La riscoperta, oltre duecento anni dopo, della sua figura, la magia senza tempo delle sue tele e le zone d'ombra intorno alla sua biografia alimentarono la curiosità intorno al personaggio. Fu proprio in quegli anni che Marcel Proust, posando il suo sguardo sulla Veduta di Delft, lo definì "il più bel quadro del mondo".
Foto di copertina: Rijksmuseum. Photo Rijksmuseum
A cura della redazione di Kooness