Una figurazione fluida e aperta, non costretta entro i serrati confini di una forma ma generata spontaneamente da una libera associazione, contraddistingue la pittura di Leopoldo Innocenti, giovane artista fiorentino, rappresentato da Galleria d’arte La Fonderia.
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Nato a Firenze nel 1994 Leopoldo Innocenti ha frequentato l’Accademia di Belle Arti nella sua città natale conseguendo la laurea magistrale in Arti Pittoriche. Si è dunque specializzato nella realizzazione di opere grafico-pittorico eleggendo la carta a supporto privilegiato.
Intimamente legato alla terra e al verde, colore che peraltro ricorre di frequente nella sua palette, lo studio del pittore è direttamente comunicante con il suo giardino. Tra i due ambienti si è istituita nel tempo una sinergia tale che potremmo assumere quel piccolo appezzamento di terreno come parte integrante del processo creativo dell’artista. Come Leopoldo Innocenti ammette infatti, quando dipinge, è come se preparasse il suolo per potervi impiantare il seme della sua pittura, che poi cresce in modo spontaneo e autonomo, proprio come una qualsiasi pianta. L’artista concima il terreno con immagini mentali che si traducono visivamente in gesti pittorici; innesta alcuni elementi su quelli già presenti, permettendo così al dipinto di espandersi; ne pota altri, laddove la composizione rischia di soffocare; annaffia abbondantemente il tutto per assicurargli una crescita energica e dirompente.
In particolare, quest’ultimo processo è ottenuto per mezzo di un colore molto liquido, prodotto dall’artista stesso e a base di pigmento puro, che talvolta viene lasciato direttamente sgocciolare sul supporto, così da permettere alla carta, da sempre medium prediletto dall’artista, di partecipare attivamente al risultato finale. Muovendosi, corrugandosi, arrivando persino a disciogliersi in alcune porzioni, la carta stessa altera in modo irreversibile quell’indistinto e stratificato amalgama di natura psichica che si offre allo sguardo dell’osservatore coinvolgendolo attivamente.
L’artista riversa nella propria opera i pensieri, le emozioni, le ossessioni e i ricordi accumulati nel tempo. Questi occupano lo spazio in modo imprevedibile, dando luogo talvolta ad ardite quanto criptiche associazioni che si materializzano alla vista attraverso le sembianze di un enigmatico mosaico dell’inconscio. L’interiorità dell’artista spesso si traduce in un vasto campionario di immagini ricorrenti, direttamente estrapolate dal proprio vissuto o emergenti dagli angoli più reconditi della sua psiche. Lupi dall’incedere minaccioso, voli confusi di piccioni, bizzarri alberi di banano (gli stessi che si vedono dalla finestra del suo studio), venditori ambulanti o perfetti sconosciuti affiorano, liberamente associati tra loro, da una composizione articolata su più livelli che ha molto in comune con la strutturata complessità di un ecosistema. Le immagini si sovrappongono, si rincorrono come in un sogno concitato, sconfinano l’una nell’altra, contaminandosi. La forma non regge e si sfalda, ora asciugandosi in pose rigide e nervose, ora dissolvendosi sullo sfondo.
Leopoldo Innocenti dipinge terreni che lui stesso ha contaminato, e apre a una pluralità di senso che non ha la pretesa di essere esaustiva, né tantomeno di univoca lettura. La sua pittura riflette piuttosto quegli stessi processi naturali che, nonostante si verifichino da sempre nel mondo, in modo ciclico e del tutto casuale, producono tuttavia effetti unici e irripetibili. Tutti noi ne partecipiamo in prima persona, in qualità di testimoni attivi; i suoi dipinti, mutevoli e ineffabili, semplicemente accadono.
Immagine di copertina: Leopoldo Innocenti, In riva all’Arno, 2019, courtesy of Galleria d’arte La Fonderia
A cura di Mattia Lapperier