Lorenzo Argento, designer di barche, velista sin da piccolo inizia a lavorare nel 1985 iniziando una passione che non mollerà mai. Anche se i tempi cambiano e le tecnologie avanzano, l’essenziale dello stare vicino al mare è una componente che si trova in ogni suo progetto.
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Kooness: Raccontaci come sei diventato designer di barche
Lorenzo Argento: Il mio lavoro nasce da una grande passione coltivata fin da piccolo, sia per la progettazione e il disegno, sia per la barca. Ho iniziato a studiare yacht design quando era ancora una cosa nuovissima, in tempi che non si pensava potesse diventare una professione come lo è diventata adesso. Ho avuto la fortuna di cavalcare la nascita e la crescita di tutto questo mondo e vedere costruire la realtà del superyacht. É stata una combinazione magica. Quando mi sono laureato ho conosciuto Luca Brenta, con cui abbiamo fatto il nostro primo progetto per la Wally, e da lì abbiamo proseguito insieme. Si parla dei primi progetti che ci hanno messo sulla mappa, ed è lì che è proprio questione di tempismo, fortuna, essere al posto giusto al momento giusto ed avere un produttore estremamente fantasioso, cinematografico. Ci siamo tutti trovati dopo trent’anni a Portofino il weekend scorso per festeggiare la barca più iconica della Wally, il wallygator, è stato molto bello.
Kooness: Invece adesso come lavori? In maniera indipendente?
LA: Si. Ho sempre lavorato in maniera indipendente come associato o collaboratore, poi il mio rapporto di collaborazione con Brenta è terminato nel 2011. Dal 1985, quando ho iniziato a lavorare, ho sempre lavorato con privati. Nel 2010, il mondo è un po cambiato, ed adesso lavoro molto di più per l’industria. È qualcosa di molto diverso, poche volte mi capita di lavorare a contatto diretto con il cliente. Con le industrie significa lavorare con le grandi case di design e con i cantieri. Adesso, ho un ruolo di direzione artistica. Io sono la coda, l’ultimo rappresentante di una generazione di progettisti tout court. Siamo una generazione di appassionati velisti, che hanno una comprensione strutturale, stilistica e funzionale a 360º, abbiamo una visione globale. Mentre i ragazzi delle nuove generazioni sono molto più specialistici. Hanno tutti un ruolo specifico, quindi il mio lavoro è quello di “governare”, tenere insieme tutto il lavoro e fungere da supervisore. Adoro stare a contatto con i ragazzi e tutte le loro menti geniali ed in continua evoluzione.
Kooness: Quali sono le principali differenze tra il design di una barca a motore ed una a vela?
LA: Nella mia vita non ho disegnato molte più barche a vela che a motore, quindi la mia esperienza è un po’ limitata. Le barche a motore che ho disegnato sono barche con caratteristiche molto particolari, uniche nel loro genere; Una vola sull’acqua, un’altra, per esempio, è elettrica ed è molto voluminosa. Sono due modi più consapevoli per andare a motore, non avendo le vele, queste due barche funzionano a profusione. Sono dei modelli attenti all’ambiente. Questa è una cosa a cui tengo molto promuovere, soprattutto pensando a voi ragazzi che siete il motore di idee e nuove iniziative, siete le menti del futuro. Quando si parla di ecosostenibilità, già andare piano è tantissima roba e soprattutto andare pensando di godersi il viaggio, il momento. Mi piace pensare di disegnare barche per l’esperienza del viaggio e la vicinanza con il mare, non come mezzo per velocizzare gli spostamenti. L’avvicinamento alla natura è molto importante. È il mio obiettivo; voglio che le barche che disegno promuovano questa immagine. A mio parere, anche le barche a motore dovrebbero ricordare l’andamento delle barche a vela.
Kooness: Quando disegni una barca, hai in mente il comfort del cliente, che si possa vivere la barca come se fosse una casa?
LA: Mi è stato offerto spesso di disegnare grandi barche a motore, raramente ho declinato degli inviti a lavorare, poiché qualsiasi stimolo mi interessi. In realtà nella barca grande faccio fatica a capire la logica di qualcuno di avere degli spazi così giganteschi. Ho un po’ questo limite qui. Nel mondo del design, con il passare degli anni c'è stata una ricerca pazzesca e sono nati dei prodotti molto rivoluzionari, però l’utilizzo finale delle barche spero sempre che rimanga sempre quello essenziale: la vicinanza con il mare. Disegno le mie barche con l’idea del comfort certo per il mio cliente, ma anche con l’idea di creare uno posto dove acqua, luce e vento siano elementi fondamentali.
Kooness: Parlando di opere d’arte e decorazione all’interno delle barche, qual è il tuo pensiero?
LA: Il mercato dell’arte è cambiato molto negli ultimi anni, io ho visto molte opere d’arte su due barche in particolare. Sono stato su una barca con degli Warhol appesi sui muri. C'è una grande differenza tra chi colleziona in maniera seriale o chi più in maniera storica. Anche nel mondo delle barche, c'è chi le usa per passione e chi per comfort. Due scuole di pensiero diverse.
Kooness: Ci puoi raccontare come funziona il processo di un progetto?
LA: Tutto parte dal brief e da un'idea di un committente. Più è preciso il brief, più è facile che venga un buon progetto; questo l’ho capito con il tempo. Siccome non esiste la casa ideale, la barca ideale, ma esiste cosa piace ad una persona, è importante la comunicazione con il committente. L’esperienza per capire al meglio le necessità di un cliente è fondamentale. Se non hai mai guidato una macchina, non sai come disegnare una macchina. L’ideazione del progetto è la parte più affascinante, è lì che nasce lo spark, la scintilla che riordina le idee, e le esperienze passate, per fare in modo di capire al meglio come pensare e progettare un’idea nuova. Dopo aver riordinato le idee è facile capire e dare al cliente ciò di cui ha bisogno.
Kooness: Quali sono le tempistiche di un progetto?
LA: Dal punto di vista del lato creativo, i tempi sono molto veloci. Io sono uno che disegna a mano, quello non l’ho mai cambiato. Mentre discuto con il committente, in tempo reale, comincio con lo schizzo, chiedo domande e cerco di rispondere con qualcosa che possa rispondere ad ogni esigenza. Il mio lavoro è anche un lavoro da psicologo, bisogna essere in grado di mettersi nei panni di chi hai davanti, spesso quello che uno dice non è quello che uno pensa. Infatti, io invito sempre i giovani a coltivare l’utilizzo del disegno a mano, è importante avere un minimo di pratica, come la grafia, è un altro tema questo, voi giovani non siete stati educati alla grafia, siete figli delle tastiere. Ma, la pratica è essenziale, ed il disegno va allenato. Spesso mi capita di schizzare sui tovaglioli durante una cena al ristorante. Il disegno è un linguaggio universale, perché le immagini sono molto più intuitive e dirette delle parole. Poi da li parte la realizzazione dei disegni strutturali, e poi del progetto in se.
Kooness: Nei tuoi progetti come fai in modo che parte esterna ed interna si sposino?
LA: Trasferire il fatto di essere su una barca per me è importante, trovare dei riferimenti marini, ma con un linguaggio contemporaneo. Usando dei materiali che comunque ricordano il mare. Per esempio utilizzo la fibra di vetro e di carbonio e poi cerco di usare dei materiali molto naturali. Se uso il legno mi piace usare un legno materico, un legno che ha una vita, che ha una vena, non uno liscio, laccato che sembra appena uscito da una macchina. Per me il materiale e la rifinitura devono parlare, devono avere una tridimensionalità. Per me le dita, dove c'è una sensibilità pazzesca, è importante che possano toccare e capire i materiali, e che anche i materiali possano trasmettere un’emozione al proprietario di una barca.